L'amore negato
Ultimo romanzo di Maria Messina, scrittrice siciliana, vissuta per un breve periodo a Pistoia dove morì nel 1944, ingiustamente dimenticata dalla storia letteraria del Novecento. È merito della sensibilità di Leonardo Sciascia se in tempi recenti sono stati riscoperti il valore, l'originalità e la grazia del suo verismo.
Pubblicato nel 1928 e ambientato ad Ascoli Piceno, questo romanzo evoca sapori antichi, vecchie ipocrisie, atmosfere e conversazioni di un tempo. Narra le vicende di una famiglia vittima di povertà e miserie materiali, calata nella meschinità del mondo piccolo borghese del tempo, mosso solo da egoismo e bisogno di riscatto sociale. Miriam e Severa, due sorelle molto diverse, non possono e non riescono a sottrarsi all'inevitabile chiusura e all'immobilismo che caratterizza i luoghi e i tempi in cui vivono. Qui alle donne non è permesso ribellarsi al destino di una condizione sottomessa e mediocre: devono arrendersi, rimunciare, accettare. Miriam, figura gentile, dimessa, buona, si rassegna ad una vita di solitudine, animata solo dal pacato rimpianto per l'unico amore, non vissuto, e dall'appagamento del vivere la vita degli altri, del rendersi sempre necessaria a qualcuno. Severa, invece, ambiziosa e determinata, vuole a tutti i costi realizzare la propria ascesa sociale attraverso il successo, la ricchezza, la felicità. Perseguirà queste sue aspirazioni con impeto ed egoismo, fino a calpestare, e poi rifiutare, la sua stessa famiglia. Lotterà, sfiorando quasi la follia ma, come Miriam, neppure a lei sarà permesso raggiungere quella felicità così fortemente ambita, quell'amore negato da una realtà da scontare, da una sorte tanto immeritata e beffarda.
Mila (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento mercoledì, 29 gennaio 2014
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Ultimo romanzo di Maria Messina, scrittrice siciliana, vissuta per un breve periodo a Pistoia dove morì nel 1944, ingiustamente dimenticata dalla storia letteraria del Novecento. È merito della sensibilità di Leonardo Sciascia se in tempi recenti sono stati riscoperti il valore, l'originalità e la grazia del suo verismo.
Pubblicato nel 1928 e ambientato ad Ascoli Piceno, questo romanzo evoca sapori antichi, vecchie ipocrisie, atmosfere e conversazioni di un tempo. Narra le vicende di una famiglia vittima di povertà e miserie materiali, calata nella meschinità del mondo piccolo borghese del tempo, mosso solo da egoismo e bisogno di riscatto sociale. Miriam e Severa, due sorelle molto diverse, non possono e non riescono a sottrarsi all'inevitabile chiusura e all'immobilismo che caratterizza i luoghi e i tempi in cui vivono. Qui alle donne non è permesso ribellarsi al destino di una condizione sottomessa e mediocre: devono arrendersi, rimunciare, accettare. Miriam, figura gentile, dimessa, buona, si rassegna ad una vita di solitudine, animata solo dal pacato rimpianto per l'unico amore, non vissuto, e dall'appagamento del vivere la vita degli altri, del rendersi sempre necessaria a qualcuno. Severa, invece, ambiziosa e determinata, vuole a tutti i costi realizzare la propria ascesa sociale attraverso il successo, la ricchezza, la felicità. Perseguirà queste sue aspirazioni con impeto ed egoismo, fino a calpestare, e poi rifiutare, la sua stessa famiglia. Lotterà, sfiorando quasi la follia ma, come Miriam, neppure a lei sarà permesso raggiungere quella felicità così fortemente ambita, quell'amore negato da una realtà da scontare, da una sorte tanto immeritata e beffarda.
Mila (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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