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L'altra Eszter

 

In un monologo immaginario che ha il tono di una confessione straziante e ostile, Ester si racconta, bambina e donna, al suo uomo che non c’è più, Lórinc, aprendosi totalmente e mettendo in luce soprattutto il peggio di sé, il suo essere “cattiva, scontrosa, irritabile e invidiosa”. Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell’Ungheria del secondo dopoguerra, comincia a raccontare la sua vita dall’infanzia, partendo dalla sua amata amica Angela, incarnazione di tutto ciò che a lei non è stato concesso. Angela è bella, soave, figlia di una famiglia benestante e riceve ogni giorno le attenzioni di cui ha bisogno: su di lei si concentrano tutta la gelosia e l’invidia di Eszter, sentimenti tanto radicati da indurla a compiere gesti di indubbia moralità. E anche quando Eszter si innamora, lo farà proprio del marito della candida Angela (Lórinc), ma anche in questo frangente, i brevi momenti di abbandono saranno “inquinati” dalla presenza dell’altra. Un soliloquio toccante, profondo che offre uno straordinario quadro clinico di una gelosia incurabile.

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