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Judith Kerr, un coniglio rosa tra le pagine di una vita

Nel 2023 Judith Kerr avrebbe compiuto cento anni, ci ha lasciato nel 2019, ma i suoi libri per bambini e ragazzi continuano ad essere dei classici.
Scrittrice e illustratrice tedesca, lasciò la Germania nazista assieme alla sua famiglia di origini ebree, trovando rifugio nel Regno Unito, dove lavorò come sceneggiatrice televisiva per la BBC. Famosa a livello internazionale per i suoi albi illustrati per bambini e per i romanzi autobiografici per giovani lettori che raccontano la sua vita infanzia al tempo della persecuzione nazista, nel 2012 fu insignita della prestigiosa onorificenza dell’Order of the British Empire per il suo contributo alla letteratura per ragazzi e alla didattica della Memoria.

Quando Hitler rubò il coniglio rosa, Fabbri, 2005
Berlino, poche settimane prima delle elezioni che vedranno il trionfo di Hitler. La protagonista Anna e la sua famiglia sono ebrei. Il padre, scrittore e giornalista, è dichiaratamente antinazista. Senza aspettare i risultati delle elezioni, ma presagendoli, la famiglia lascia la Germania e si rifugia in Svizzera. Dalla Svizzera, Anna e i suoi si sposteranno a Parigi, dove resteranno per due anni. Qui Anna e suo fratello Max dovranno abituarsi alla nuova vita e imparare il francese, ma ben presto ripartiranno, in cerca di condizioni economiche e lavorative migliori... troveranno rifugio in Inghilterra.
Il dramma della vita di una famiglia ebrea durante il nazismo viene narrato attraverso gli occhi di una bambina, Anna, che sperimenta sulla propria pelle la difficiltà di sentirsi parte di luoghi sconosciuti, in un continuo allontanarsi dalla propria casa d’origine e con il pensiero rivolto a chi là è rimasto, rischiando la vita. Come il coniglio rosa, il pupazzo che Anna lascia nella sua casa di Berlino e che viene confiscato dai nazisti assieme a tutti i beni della famiglia, facendosi simbolo dell’infanzia sottratta ai tanti bambini che vissero sotto la dittatura nazista e, più in generale, sotto ogni tipo di regime dittatoriale.

La stagione delle bombe, Rizzoli, 2012
Anna è cresciuta, vive in Inghilterra, siamo nel 1940 e sono passati ormai alcuni anni da quando è fuggita assieme alla famiglia, lasciando la Germania. Adesso Anna, diciottenne, lavora, per contribuire al sostentamento della famiglia; è una ragazza alle prese con i primi innamoramenti in una Londra sotto i bombardamenti. Vive in un albergo per rifugiati e la sua quotidianità, come quella delle altre persone che come lei di notte attendono in silenzio che le bombe cessino di cadere, va avanti, con il lavoro che riparte ogni mattina, tra le macerie degli edifici colpiti, le amicizie vecchie e nuove, le risate nonostante tutto e una grande passione per l’arte, che accompagna Anna da quando era bambina.
La fine della guerra, tanto attesa, porta sollievo, ma al tempo stesso destabilizza, perché chi è sopravvissuto si ritrova con poco o niente, in un paese che non è il suo, con il pensiero per chi non ce l’ha fatta o per chi è rimasto nella terra d’origine.
Per fortuna Anna ha davanti a sé un futuro tutto da scrivere, ora che la stagione delle bombe è terminata.

 

 

 

 

 

 

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