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Ischia

 

Una nuova avventura per il commissario Jules Magritte, baffuto, la tipica maglia a righe, la passione per la buona cucina e i vini d’annata. Lo troviamo a Ischia dove è sbarcato come turista. E con l’avvenente e sensuale Michelle Lapierre, una tosta rossa di Bretagna, giudice di professione. I due si erano conosciuti durante un’inchiesta. La loro è una relazione ancora tutta da impostare, e appunto questa vacanza dovrebbe servire a cementare questo amore. Ma non sono praticamente arrivati che un giovane pizzaiolo romeno viene ucciso e tutta l’isola è in subbuglio. Anzi sulle prime si era pensato a un incidente più che a un delitto, ma c’è una persona che non ci crede assolutamente, Peppe O’Francese.

Occorre però fare un passo indietro: appena arrivati sull’isola Magritte e la bella Michelle vengono avvicinati mentre cenano da tale Giuseppe Iovine, noto a Parigi, specie nelle locali carceri che lo hanno ospitato per undici anni, come Pépé le Couteau, qui a Ischia invece è Peppe Francese, e lui offre loro i suoi servigi. Peppe il Coltello racconterà loro tante cose dell’isola e finirà per coinvolgere il commissario in questa storia che inizia con un omicidio e poi si espanderà facendo vedere le tante bruttezze dell’isola.

Ischia di Gianni Mura ci presenta la seconda avventura di questo commissario dal nome assai singolare, che poi non è altro che l’incrocio tra i cognomi di un famoso poliziotto di “carta” e un altrettanto celeberrimo pittore surrealista. E da questo connubio non poteva che nascere Jules René Magritte, commissario di polizia in Parigi, che avevamo conosciuto in Giallo su Giallo. Come del resto ricorderanno i lettori di questo romanzo il nostro autore ha conferito al suo personaggio dei tratti che lo fanno avvicinare in parte al celebre Maigret, vedi la mole, i baffi, una certa bonomia, mentre dell’artista ha mutuato gli atteggiamenti sempre anticonvenzionali.

Dunque, Magritte è sbarcato a Ischia per quello che dovrebbe essere un viaggio sentimentale, una sorte di pre-luna di miele, quando invece le cose prendono tutt’altra piega. Risolutivo è certo l’incontro con Pépé le Couteau, ischitano con precedenti in terra di Francia, che diverrà la loro guida nell’isola, che riempirà il commissario di racconti e di confidenze, non solo sulla sua vita, ma un po’ su tutti gli abitanti dell’isola. Peppe è una figura forte, una vita avventurosa, un passato tra le sbarre, ora è tornato nell’isola che sente sua ma non è felice, vede la sua terra ferita, sporcata, devastata. E farà vedere ai suoi ospiti che al di là delle bellezze della natura impera il degrado più profondo, la corruzione e naturalmente la criminalità. E a un certo punto Magritte e Michelle scoprono che Ischia, come dicono loro, è una metafora
dell’Italia di oggi. Dove bello e brutto convivono, dove ogni cosa è permessa, dove la natura è perennemente sotto assedio. Costruzioni nate come funghi, nessun rispetto per la natura, funzionari infedeli, politici corrotti, tutti sanno ma tacciono.

Ed esplodono le contraddizioni del Bel Paese, un mare verde-azzurro ma anche profondamente inquinato. Dipendenti corrotti al soldo dei camorristi, disprezzo per i diversi, amore ridotto a mercimonio con un sempre più fiorente mercato del sesso, altro mercato, la droga. Ischia quindi grande metafora dell’Italia. Come opporsi a tutto questo? E, prima ancora, c’è chi ha voglia di farlo? Gianni Mura dà anche una risposta a tutto questo, ma la lasciamo ai lettori, semmai vorremmo dire che Ischia è un libro che nonostante attraverso la chiave del giallo affronti argomenti assai gravi, assai drammatici, lo fa con un tono assai leggero, lieve lieve, che stempera le brutture di questo presunto paradiso terrestre. Basta citare una pietanza, un vino, una canzone, una ballata che vediamo meno nero nel nostro futuro, certo il presente lasciamolo perdere...


Giuseppe Previti (scrittore e critico, Amici del Giallo di Pistoia)

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