Il sole, le ali e la civetta
Lucia Navone, giornalista ed esperta di comunicazione ambientale, racconta il lato oscuro di un boom del primo decennio 2000: quello delle energie rinnovabili, apparentemente il massimo desiderabile dello sviluppo green dell’economia, dove però, nel giro di pochi anni, la corruzione è dilagata. Imprenditori dell’ultima ora, votati a un ecologismo di sola facciata, i soliti politici e pasticcioni di vari colori e appartenenze che si improvvisano esperti energetici, e malavita organizzata, sono i protagonisti di questo libro: non solo nella descrizione di numerosi casi finiti nelle aule di Tribunale ma anche in un racconto che si inserisce tra i suoi vari capitoli. Un racconto fatto apposta per poter dire quello che “si sa, ma non si hanno le prove per dichiararlo ufficialmente” e che stravolge le regole non scritte del “o si racconta la verità o si scrivono romanzi”. Parla di gente che, in larga parte, si muove dal Nord al Sud dell’Italia, costruisce aziende dal nulla, arriva in tanti modi a pareri e autorizzazioni e costruisce impianti, anche quando comitati e cittadini si oppongono. Una corsa all’impianto di produzione di energia elettrica dovuta alla droga degli incentivi pubblici che hanno creato – è vero - dal nulla un settore con 100.000 posti di lavoro nel giro di 4-5 anni, ma che poi, grazie a governi dove l’improvvisazione teatrale è considerata arte di governo e la tattica del “vai avanti tu che mi scappa da ridere” applicata da tutti ha creato veri e propri mostri giuridici, ha visto crollare nel giro di un solo anno lo stesso castello precario, grazie ad un brusco ridimensionamento dei contributi pubblici. Questo libro è la prima inchiesta che svela i retroscena del mondo delle energie rinnovabili, anche se corre il rischio di far passare questo settore come un ammasso di delinquenti pronti a sfruttare tutte le occasioni. In realtà quest’area poteva rappresentare un’interessante applicazione industriale delle innovazioni scientifiche e tecniche con la creazione di un settore industriale anche italiano e sarebbe potuto essere comunque un tentativo per migliaia di persone di costruirsi un futuro di lavoro. Il libro, pur rischiando di favorire speculazioni anti-rinnovabili, ha l’aria di essere un istant book che raccoglie e “mette in ordine” fatti e circostanze per far comprendere meglio al lettore non specialistico come sono andate le cose e chi ne sono stati i protagonisti. Ritroviamo “i soliti noti” al centro di inchieste eclatanti come quelle sulla P3 ma anche un sottobosco politico che si muove a livello locale e che fa affari con la malavita organizzata. Ritroviamo anche imprenditori noti e meno noti che non hanno disdegnato la via breve pur di concludere in fretta l’affare e accedere agli incentivi statali. La morale è che quello che è successo in questo settore è esattamente ciò che sta accadendo a tanti altri settori nel nostro Paese. E non solo per colpa della crisi ma piuttosto per una classe imprenditoriale assolutamente incapace di fare mercato secondo i canoni normali del capitalismo. Tanto per ricordare che in questo Paese non abbiamo avuto neanche una rivoluzione liberale.
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Ultimo aggiornamento giovedì, 27 marzo 2014
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Lucia Navone, giornalista ed esperta di comunicazione ambientale, racconta il lato oscuro di un boom del primo decennio 2000: quello delle energie rinnovabili, apparentemente il massimo desiderabile dello sviluppo green dell’economia, dove però, nel giro di pochi anni, la corruzione è dilagata. Imprenditori dell’ultima ora, votati a un ecologismo di sola facciata, i soliti politici e pasticcioni di vari colori e appartenenze che si improvvisano esperti energetici, e malavita organizzata, sono i protagonisti di questo libro: non solo nella descrizione di numerosi casi finiti nelle aule di Tribunale ma anche in un racconto che si inserisce tra i suoi vari capitoli. Un racconto fatto apposta per poter dire quello che “si sa, ma non si hanno le prove per dichiararlo ufficialmente” e che stravolge le regole non scritte del “o si racconta la verità o si scrivono romanzi”. Parla di gente che, in larga parte, si muove dal Nord al Sud dell’Italia, costruisce aziende dal nulla, arriva in tanti modi a pareri e autorizzazioni e costruisce impianti, anche quando comitati e cittadini si oppongono. Una corsa all’impianto di produzione di energia elettrica dovuta alla droga degli incentivi pubblici che hanno creato – è vero - dal nulla un settore con 100.000 posti di lavoro nel giro di 4-5 anni, ma che poi, grazie a governi dove l’improvvisazione teatrale è considerata arte di governo e la tattica del “vai avanti tu che mi scappa da ridere” applicata da tutti ha creato veri e propri mostri giuridici, ha visto crollare nel giro di un solo anno lo stesso castello precario, grazie ad un brusco ridimensionamento dei contributi pubblici. Questo libro è la prima inchiesta che svela i retroscena del mondo delle energie rinnovabili, anche se corre il rischio di far passare questo settore come un ammasso di delinquenti pronti a sfruttare tutte le occasioni. In realtà quest’area poteva rappresentare un’interessante applicazione industriale delle innovazioni scientifiche e tecniche con la creazione di un settore industriale anche italiano e sarebbe potuto essere comunque un tentativo per migliaia di persone di costruirsi un futuro di lavoro. Il libro, pur rischiando di favorire speculazioni anti-rinnovabili, ha l’aria di essere un istant book che raccoglie e “mette in ordine” fatti e circostanze per far comprendere meglio al lettore non specialistico come sono andate le cose e chi ne sono stati i protagonisti. Ritroviamo “i soliti noti” al centro di inchieste eclatanti come quelle sulla P3 ma anche un sottobosco politico che si muove a livello locale e che fa affari con la malavita organizzata. Ritroviamo anche imprenditori noti e meno noti che non hanno disdegnato la via breve pur di concludere in fretta l’affare e accedere agli incentivi statali. La morale è che quello che è successo in questo settore è esattamente ciò che sta accadendo a tanti altri settori nel nostro Paese. E non solo per colpa della crisi ma piuttosto per una classe imprenditoriale assolutamente incapace di fare mercato secondo i canoni normali del capitalismo. Tanto per ricordare che in questo Paese non abbiamo avuto neanche una rivoluzione liberale.
- Ultimo aggiornamento giovedì, 27 marzo 2014
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