Il petalo cremisi e il bianco
È questo un romanzo di grandi contrasti, grazie alla sorprendente capacità di Faber - nostro contemporaneo - di creare una grande storia ottocentesca che, per certi versi, sembra uscita dalla penna d'oca di uno scrittore vittoriano e nello stesso tempo di pervadere il romanzo di un sapiente sguardo contemporaneo. A rendere magistralmente il primo effetto, quello dell'apparente origine vittoriana del romanzo, ha senz'altro contribuito la sua lunga gestazione, più di venti anni, molto tempo dei quali dedicato alla ricostruzione della vita quotidiana della Londra intorno al 1870 con una mole di documenti di tutto rispetto. Su questa solida base si innesta, a creare un affascinante contrasto, un punto di vista decisamente moderno, nell'analisi, nella modalità rappresentativa e nella psicologia dei personaggi.
La storia - appassionante - è quella di Sugar, giovanissima prostituta, che diviene l'amante di un industriale dei cosmetici, William Rackam, affrancandosi così da un destino già tracciato. Attraverso di lei, Faber ci guida dai vicoli luridi e malfamati allo splendore dell'alta borghesia vittoriana, nel cui seno incontriamo personaggi indimenticabili, come l'angelica e fragile Agnes, moglie di William; il fratello di lui, Henry, campione di virtù ma al tempo stesso travolto da un'insana passione; o la stravagante vedova Emmeline Fox, che presta indefessamente la sua opera di redenzione presso le colleghe di Sugar; o infine la piccola Sophie, figlia di Agnes e William, "dimenticata" per sei anni nella nursery perché la madre ne rimuove l'esistenza e per il padre costituisce un impiccio. Bellissimo il personaggio di Sugar, carico di grande forza e intelligenza, che si dedica alla scrittura come strumento di riscatto e consolazione al dolore che l'accompagna dall'infanzia, a suo agio fra le dissolutezze più sfrenate come in seno alla famiglia alto-borghese, apparentemente insensibile a tutto ma capace di amore e dedizione. Si ama Sugar e si ama Faber, il che è la stessa cosa, perché anche per questo personaggio vale ciò che Flaubert disse della sua più famosa creazione: "Madane Bovary c'est moi".
Angela (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 7 marzo 2014
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È questo un romanzo di grandi contrasti, grazie alla sorprendente capacità di Faber - nostro contemporaneo - di creare una grande storia ottocentesca che, per certi versi, sembra uscita dalla penna d'oca di uno scrittore vittoriano e nello stesso tempo di pervadere il romanzo di un sapiente sguardo contemporaneo. A rendere magistralmente il primo effetto, quello dell'apparente origine vittoriana del romanzo, ha senz'altro contribuito la sua lunga gestazione, più di venti anni, molto tempo dei quali dedicato alla ricostruzione della vita quotidiana della Londra intorno al 1870 con una mole di documenti di tutto rispetto. Su questa solida base si innesta, a creare un affascinante contrasto, un punto di vista decisamente moderno, nell'analisi, nella modalità rappresentativa e nella psicologia dei personaggi.
La storia - appassionante - è quella di Sugar, giovanissima prostituta, che diviene l'amante di un industriale dei cosmetici, William Rackam, affrancandosi così da un destino già tracciato. Attraverso di lei, Faber ci guida dai vicoli luridi e malfamati allo splendore dell'alta borghesia vittoriana, nel cui seno incontriamo personaggi indimenticabili, come l'angelica e fragile Agnes, moglie di William; il fratello di lui, Henry, campione di virtù ma al tempo stesso travolto da un'insana passione; o la stravagante vedova Emmeline Fox, che presta indefessamente la sua opera di redenzione presso le colleghe di Sugar; o infine la piccola Sophie, figlia di Agnes e William, "dimenticata" per sei anni nella nursery perché la madre ne rimuove l'esistenza e per il padre costituisce un impiccio. Bellissimo il personaggio di Sugar, carico di grande forza e intelligenza, che si dedica alla scrittura come strumento di riscatto e consolazione al dolore che l'accompagna dall'infanzia, a suo agio fra le dissolutezze più sfrenate come in seno alla famiglia alto-borghese, apparentemente insensibile a tutto ma capace di amore e dedizione. Si ama Sugar e si ama Faber, il che è la stessa cosa, perché anche per questo personaggio vale ciò che Flaubert disse della sua più famosa creazione: "Madane Bovary c'est moi".
Angela (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento venerdì, 7 marzo 2014
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