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Il metodo danese per vivere felici

 

La Hyggemania sembra essersi diffusa in tutto il mondo negli ultimi mesi: ne è prova il successo internazionale di libri come quello di Marie Tourell Soderberg, Il metodo danese per vivere felici: hygge, nel quale l'autrice offre una spiegazione tutt'altro che banale al fatto che i danesi si collochino al primo posto nel mondo nella classifica della felicità e del benessere soggettivo, almeno secondo quanto afferma l'autorevolissimo Rapporto sulla felicità commissionato dall'ONU al Sustainabile development Solutions Network.

"Hygge" è una parola che non ha equivalente in nessun'altra lingua: a dimostrazione che il concetto da essa denotato non ha precise corrispondenze nelle altre culture. Proviamo allora a tentarne una traduzione approssimativa, parlando di felicità per le piccole cose della quotidianità, valorizzata dallo stare insieme con le persone più care, magari in un ambiente domestico accogliente, caldo e tranquillo. Qui è possibile abbassare la guardia dalla lotta quotidiana, essere se stessi e rilassarsi, godendo il tempo trascorso assieme, senza bisogno di dimostrare nulla a nessuno. Nell'hygge c'è il conforto di sentirsi al sicuro in un luogo che valorizza le relazioni e aiuta l'individuo a sentirsi bene in compagnia degli altri. Può essere hyggelig bere un tè caldo con gli amici davanti al fuoco, fare due chiacchiere sul divano di casa con un amico, leggere una fiaba al proprio bambino, mangiare del buon cibo in famiglia: tutte piccole cose che fanno bene al cuore, e che permettono al singolo di rallentare il ritmo, riconciliarsi col mondo e allargare la propria zona di comfort al proprio "inner circle".

Si tratta di un concetto che risente sicuramente del clima freddo e della scarsità di luce per buona parte dell'anno: ad una natura piuttosto ostile si risponde rifugiandosi in casa e condividendo il calore del proprio ambiente domestico con pochi amici intimi. Ma c'è anche una matrice culturale, in questo concetto, che merita di essere evidenziata: quella di un paese caratterizzato da ridotti divari economici, da alta protezione sociale e da un impatto molto contenuto del lavoro nella quotidianità. Tutti a casa alle quattro, o alle cinque, e da lì in poi c'è tanto tempo per godersi le piccole cose della vita.

Il libro, riccamente illustrato, si presenta come una sorta di ideale viaggio di scoperta dell'hygge danese, ricercato nelle varie stanze della casa o attraverso gustose ricette di cucina. E per chi non ne avesse ancora abbastanza, ecco qualche consiglio di lettura in salsa europea: il guru della felicità nelle piccole cose è sicuramente Philippe Delerm, con Il piccolo libro degli istanti perfetti e La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita. Per chi invece dalla narrativa si sente di passare alla saggistica, vale la pena segnalare La nuova filosofia delle piccole cose di Francesca Rigotti, Il gusto delle piccole cose, breve manuale di spensieratezza di Luca Iaccarino, La realtà delle piccole cose. Psicologia del quotidiano di Francesca Emiliani.

A tutti l'augurio di una esperienza di lettura hyggelig, da soli o in compagnia!

Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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