Biblioteca San Giorgio, Pistoia

Quello di Guido Mazzoni, già unanimemente apprezzato critico e teorico della letteratura, va registrato come uno dei migliori libri d'esordio nella poesia italiana degli ultimi anni. I mondi è un percorso condotto con lucidità in bilico sul filo di conflitti indissolubili; un taccuino di viaggio nel labirinto di lacerazioni dell'esistenza; un'esplorazione che attraversa i tempi e gli spazi, svariando dalle esperienze della giovinezza, quasi in una ricerca a posteriori dei primi sintomi della "malattia umana", fino ai luoghi della contemporaneità e soprattutto ai suoi non-luoghi.

Forse I mondi assomiglia proprio a uno di quei non-luoghi, come un centro commerciale o la metropolitana di una grandissima città: affollato di individui che non comunicano, a stretto contatto eppure distanti anni luce gli uni dagli altri, illuminati da neon e chiusi in una sussistenza che non vede l'altro come simile e compagno e quindi non può riconoscere questa presa di coscienza come via di uscita. Stranieri l'uno all'altro, eppure tutti a correre allo stesso modo da una parta all'altra del proprio recinto, come in una nuova versione del mito di Sisifo, per provare a fare ognuno con le proprie risorse la stessa identica cosa: salvarsi. Cioè scavarsi un destino degno, un'identità sopportabile anche agli occhi degli altri. Una vittoria. Una felicità che duri.

Se si dovesse trovare la parola chiave del libro, si potrebbe individuare forse nella parola "solitudine", che lo chiude e ne impronta il carattere di accertato disincanto, il leopardismo definitivo. Ma se si dovesse dire qual è il carattere dominante e determinante dovremmo invece parlare di una fraternità nobilmente dolorosa, nutrita dalla coscienza liberatoria ma anche amara che la vita è quello che è, e questo per tutti.

Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)