Biblioteca San Giorgio, Pistoia


Salta i link dei verbi.

I verbi della San Giorgio.

Sei qui: Grazie per il fuoco
 

Grazie per il fuoco

Ramón e Edmundo Budiño, due generazioni a confronto sullo sfondo di un Uruguay immobile e corrotto, che non è più quello del padre ma ancora non ha trovato il coraggio di essere quello del figlio. Ramón odia il padre, che ha tradito l’immagine amorevole mostrata nell’infanzia e ha causato alla madre tante sofferenze da farle perdere la voglia di vivere. Il papà che lo consolava di notte dopo un brutto sogno si è trasformato nel Vecchio, che non esita a sfruttare le debolezze altrui per fini personali. Per riuscire ad essere finalmente adulto e responsabile delle proprie azioni, Ramón decide che deve ucciderlo: solo così potrà essere libero dagli schemi in cui si trova prigioniero, solo così riuscirà a uscire dal vicolo cieco in cui è finito e a restituire a suo figlio Gustavo i sogni e le speranze. Ma esita, non è un uomo senza scrupoli, e i dubbi lo spingono verso un finale inatteso, al termine di una inestricabile ragnatela di delusioni e speranze.

Amore e odio, passione e rassegnazione, originalità e conformismo, libertà e sensi di colpa, vita e morte sono gli opposti attraverso cui si sviluppa tutta la narrazione. L’odio per il padre rende Ramón passivo, incapace di intraprendere nuove vie e di misurarsi in una relazione autentica con la moglie e il figlio; l’amore e la passione sessuale sono, di contro, la linfa a cui attingere per realizzare azioni straordinarie, lasciandosi alle spalle la sicurezza della routine. Sullo sfondo ci sono l’Uruguay e gli uruguayani con il loro opportunismo politico, la ricerca della comodità (scambiata per progresso sociale) e l’asservimento nei confronti degli Stati Uniti. Una soffusa malinconia pervade il romanzo sin dalle prime pagine comunicando al lettore in maniera inequivocabile che non c’è alcuna via d’uscita per l’incapacità di essere felici che sembra essere il tratto dominante degli uomini e delle donne che si trovano tra il Rio de la Plata, l’oceano Atlantico e il Brasile.

Mario Benedetti sceglie un padre e un figlio e racconta l’umano, la vita con i suoi mille e contrastanti pensieri, la vita che non viene come vorremmo, la vita che va. Ma fa di più. Benedetti scrive anche un libro sul potere, sul suo fascino e sul timore che incute. Scrive un libro su un uomo che in fondo è solo, come era solo il protagonista della Tregua. Il grande tema di Benedetti è quello dell’esilio. In esilio si sta da soli, e se viene a salvarti un amore lo farà per poco. Scrive, infine, un libro sull’Uruguay, negli anni in cui tutto era consentito, dove il popolo già sembrava abituato e rassegnato a tutto, dove la democrazia era soltanto una parola. Attraverso la storia di poche persone si racconta una nazione. Si racconta di donne che amano e rinunciano, ma poi decidono e si ribellano, si racconta di chi sa tenere la testa alta, di chi pensa di controllare tutto, di prevedere tutto. Tutto vale, ma tutto può cambiare da un momento all’altro. E le certezze durano il tempo di un battito di ciglia.

«Che ne sarà di ognuna di queste vite? Ognuno cammina con il suo mondo di problemi, con i suoi peccati, i suoi rancori, le sue nostalgie, quello che avrebbe voluto essere e non è».

Cesare Sartori

 

Inserisci il tuo commento

Commenti

Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.

Feed RSS per i commenti in questa pagina | Feed RSS per tutti i commenti

 

Ad un clic da te