Germano Pacelli: Che non si dimentichi! - Visioni dalla Resistenza
18 luglio - 18 agosto 2014 - Vetrine e Spazio espositivo
a cura di Siliano Simoncini
Invito
(pdf, 241 Kb)
Archetipi chiamati alla luce
La pittura di Germano Pacelli nasce da un’esigenza interiore e dalla consapevolezza che il vissuto personale di Partigiano debba essere testimoniato con ogni forma possibile: in quest’occasione attraverso l’arte. Il personaggio Pacelli è conosciuto non soltanto nella zona montana (abita a Maresca) e nella nostra città, ma anche oltre per essere stato, di recente, tra i protagonisti di un servizio televisivo nazionale dedicato alla Resistenza e lui tra questi, come superstite di chi operò sulla Linea Gotica. Perché questa premessa? La scultura Ricostruzione, e i ventiquattro dipinti che sono esposti nella Biblioteca San Giorgio rappresentano un itinerario che sta tra cronaca e memoria la cui iconografia - ricca di soluzioni personali e di efficaci simbologie - si configura come il “diario”, profondamente affettivo, di un vissuto drammatico rievocato con velata malinconia e sentimento vigile, rispetto al significato che le opere intendono comunicare. Che non si dimentichi!
Il nucleo dei dipinti è caratterizzato da un’atmosfera visionaria e onirica. Pacelli, come in sogno, rivive visivamente episodi della propria esperienza di partigiano e li accompagna con segni e simboli di forte evocatività che, in apparenza, sembrano estranei, ma se partiamo dal presupposto che il suo sia un viaggio nell’inconscio fatto per “riesumare” le vicende, con esse - inevitabilmente - riaffiorano le sofferenze, i turbamenti, le paure, le esortazioni, i momenti di speranza….allora tali enigmatiche tracce visive, assumono un ben altro connotato: sono archetipi chiamati alla luce dalla forza “sciamanica” dell’alter ego che è in ognuno di noi.
I titoli dei quadri aiutano a seguire le vicende e il sogno e possiamo suddividerli in tre tematiche. Vita da partigiani: In avanscoperta, Trasferimento notturno, Incontro nella notte, Passaggio nella luce, In pericolo, Rifornimenti e notizie. Soste e distrazioni: Cambusiere, Appostamento, Tregua musicale, Malinconia. Il gruppo più nutrito è invece riferibile alle opere certamente più simboliche (in forma allegorica o metaforica) e si tratta di: Protezione, Alle nuove generazioni, Il fuoco la rosa ricordi, Reclusi, Giorni sulla scacchiera. Speranza, Memorie felici, Condanna e salvezza, Ritorno, Il dono, Attesa, Ricordi, Fuga.
Tutte, comunque, rendono testimonianza di due condizioni esistenziali: quella che “descrive” e l’altra che “interpreta”. A sostegno di un genere pittorico personale caratterizzato da densità materica, da perizia tecnica (oltre alla tempera acrilica Pacelli fa ricorso anche a quella all’uovo e vi si scorgono pure, inserti di doratura); ma, in particolare, sono gli effetti di una pittura sfumata e atmosferica dai forti contrasti chiaroscurali a suggestionare chi osservi i quadri ed efficacemente contribuiscono a restituire quella poetica cui facevo riferimento di visionarietà onirica. Per quanto attiene alle presenze simboliche, posso fare qualche cenno ad alcune figure ricorrenti: il cammello (archetipo della fatica e della perseveranza) il sole rosso (civiltà al tramonto), la barca (il divenire attraverso le esperienze umane), la rosa (la realtà in divenire e anche simbolo dell’amore), la ciliegia (il sangue di Cristo e dunque l’Eucarestia), rotaie (il viaggio), tazza e bicchiere (la casa), cubo e sfera (materia e spirito), piramide (luogo dell’ascensione), rana (fortuna e protezione), cappello a cilindro (responsabilità nella vita), margherita (semplicità e innocenza), fulmine (potere), fuoco (trasformazione). Con questo profilo di attinenze simboliche, possiamo meglio accedere ai significati complementari presenti nelle opere a integrazione della parte strettamente “narrativa” e chiudo, riferendomi al quadro Tregua musicale. Se è vero che i filiformi personaggi in alto stanno danzando, sottendono però anche al gioco e dunque m’interessa fare riferimento alla figura del Bagatto dei Tarocchi il quale è un giocoliere, e sta a indicare che si giunge alla verità attraverso l’illusione. Proprio quell’illusione visionaria e onirica, dipinta da Germano Pacelli per mostrarci meglio la verità vissuta nel periodo della Resistenza. (Siliano Simoncini)
Germano Pacelli, classe 1924, è stato partigiano nella Brigata Bozzi che operava sull’Appennino Tosco-Emiliano. Alla fine della guerra entra nell’esercito sabaudo e vi rimane fino alla fine del 1946. Emigra in Cecoslovacchia e in Svizzera per poi ritornare in Italia. Oggi vive a Maresca, nella montagna pistoiese, dedicandosi alla pittura e alla scultura.
Inaugurazione della mostra: Sabato 18 luglio 2014, ore 17
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Ultimo aggiornamento sabato, 30 marzo 2019
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Archetipi chiamati alla luce
La pittura di Germano Pacelli nasce da un’esigenza interiore e dalla consapevolezza che il vissuto personale di Partigiano debba essere testimoniato con ogni forma possibile: in quest’occasione attraverso l’arte. Il personaggio Pacelli è conosciuto non soltanto nella zona montana (abita a Maresca) e nella nostra città, ma anche oltre per essere stato, di recente, tra i protagonisti di un servizio televisivo nazionale dedicato alla Resistenza e lui tra questi, come superstite di chi operò sulla Linea Gotica. Perché questa premessa? La scultura Ricostruzione, e i ventiquattro dipinti che sono esposti nella Biblioteca San Giorgio rappresentano un itinerario che sta tra cronaca e memoria la cui iconografia - ricca di soluzioni personali e di efficaci simbologie - si configura come il “diario”, profondamente affettivo, di un vissuto drammatico rievocato con velata malinconia e sentimento vigile, rispetto al significato che le opere intendono comunicare. Che non si dimentichi!
Il nucleo dei dipinti è caratterizzato da un’atmosfera visionaria e onirica. Pacelli, come in sogno, rivive visivamente episodi della propria esperienza di partigiano e li accompagna con segni e simboli di forte evocatività che, in apparenza, sembrano estranei, ma se partiamo dal presupposto che il suo sia un viaggio nell’inconscio fatto per “riesumare” le vicende, con esse - inevitabilmente - riaffiorano le sofferenze, i turbamenti, le paure, le esortazioni, i momenti di speranza….allora tali enigmatiche tracce visive, assumono un ben altro connotato: sono archetipi chiamati alla luce dalla forza “sciamanica” dell’alter ego che è in ognuno di noi.
I titoli dei quadri aiutano a seguire le vicende e il sogno e possiamo suddividerli in tre tematiche. Vita da partigiani: In avanscoperta, Trasferimento notturno, Incontro nella notte, Passaggio nella luce, In pericolo, Rifornimenti e notizie. Soste e distrazioni: Cambusiere, Appostamento, Tregua musicale, Malinconia. Il gruppo più nutrito è invece riferibile alle opere certamente più simboliche (in forma allegorica o metaforica) e si tratta di: Protezione, Alle nuove generazioni, Il fuoco la rosa ricordi, Reclusi, Giorni sulla scacchiera. Speranza, Memorie felici, Condanna e salvezza, Ritorno, Il dono, Attesa, Ricordi, Fuga.
Tutte, comunque, rendono testimonianza di due condizioni esistenziali: quella che “descrive” e l’altra che “interpreta”. A sostegno di un genere pittorico personale caratterizzato da densità materica, da perizia tecnica (oltre alla tempera acrilica Pacelli fa ricorso anche a quella all’uovo e vi si scorgono pure, inserti di doratura); ma, in particolare, sono gli effetti di una pittura sfumata e atmosferica dai forti contrasti chiaroscurali a suggestionare chi osservi i quadri ed efficacemente contribuiscono a restituire quella poetica cui facevo riferimento di visionarietà onirica. Per quanto attiene alle presenze simboliche, posso fare qualche cenno ad alcune figure ricorrenti: il cammello (archetipo della fatica e della perseveranza) il sole rosso (civiltà al tramonto), la barca (il divenire attraverso le esperienze umane), la rosa (la realtà in divenire e anche simbolo dell’amore), la ciliegia (il sangue di Cristo e dunque l’Eucarestia), rotaie (il viaggio), tazza e bicchiere (la casa), cubo e sfera (materia e spirito), piramide (luogo dell’ascensione), rana (fortuna e protezione), cappello a cilindro (responsabilità nella vita), margherita (semplicità e innocenza), fulmine (potere), fuoco (trasformazione). Con questo profilo di attinenze simboliche, possiamo meglio accedere ai significati complementari presenti nelle opere a integrazione della parte strettamente “narrativa” e chiudo, riferendomi al quadro Tregua musicale. Se è vero che i filiformi personaggi in alto stanno danzando, sottendono però anche al gioco e dunque m’interessa fare riferimento alla figura del Bagatto dei Tarocchi il quale è un giocoliere, e sta a indicare che si giunge alla verità attraverso l’illusione. Proprio quell’illusione visionaria e onirica, dipinta da Germano Pacelli per mostrarci meglio la verità vissuta nel periodo della Resistenza. (Siliano Simoncini)
Germano Pacelli, classe 1924, è stato partigiano nella Brigata Bozzi che operava sull’Appennino Tosco-Emiliano. Alla fine della guerra entra nell’esercito sabaudo e vi rimane fino alla fine del 1946. Emigra in Cecoslovacchia e in Svizzera per poi ritornare in Italia. Oggi vive a Maresca, nella montagna pistoiese, dedicandosi alla pittura e alla scultura.
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