Frugalità
La frugalità è uno stile di vita fondato sul rifiuto del superfluo, che si differenzia sia dalla povertà che dall’avarizia: la povertà, infatti, non nasce da una scelta consapevole, ma è imposta dalle circostanze avverse (come ad esempio la perdita del posto di lavoro), e causa sentimenti di dolorosa rinuncia a ciò che prima era alla nostra portata ed ora non è più tale. D’altro lato, l’avarizia è una pratica di rinuncia al godimento dei beni posseduti a cui siamo costretti dalle nostre ossessioni mentali, e non sostiene un percorso di benessere personale orientato al buon gusto e alla scelta di quelle cose importanti in grado di chiarire a noi stessi gli obiettivi fondamentali della vita.
Storicamente nella società contadina la frugalità ha rappresentato la risposta più efficace, anche se spontanea e atavica, ai rovesci della vita: un raccolto distrutto dal maltempo, una malattia improvvisa diffusa tra gli animali della fattoria, una guerra potevano distruggere in un momento gli investimenti di una vita. L’abitudine a fare con poco è stata la migliore difesa preventiva, capace di rendere le persone più adattabili ai cambiamenti improvvisi e meno vulnerabili nei confronti delle avversità.
La società dei consumi ci ha invece educato a non resistere più alle tentazioni, ed anzi a fare dell’accesso spasmodico a quanti più beni possibile la chiave di lettura del successo individuale. E quando la crisi è arrivata, ci siamo ritrovati a fare i conti con molto dolore e molta rabbia agli effetti del ridimensionamento, vivendo l’impoverimento come un dramma personale e sociale.
Alla crisi dei nostri giorni possiamo rispondere con un cambiamento di paradigma, che va oltre la semplice laudatio temporis acti, per offrire l’opportunità di scoprire gli aspetti positivi di un ciclo economico avverso: a differenza dei “poveri”, che viaggiano con una valigia piccola stipata di cose da cui non vogliono separarsi, a differenza dei “ricchi”, che viaggiano con una grande valigia altrettanto stipata di cose che temono di perdere, chi adotta la strategia della frugalità viaggia con una valigia di medie dimensioni, dove all’interno ha sistemato poche cose, e sa di trovare ancora spazio per ciò che potrà scegliere lungo la strada.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 7 settembre 2015
La frugalità è uno stile di vita fondato sul rifiuto del superfluo, che si differenzia sia dalla povertà che dall’avarizia: la povertà, infatti, non nasce da una scelta consapevole, ma è imposta dalle circostanze avverse (come ad esempio la perdita del posto di lavoro), e causa sentimenti di dolorosa rinuncia a ciò che prima era alla nostra portata ed ora non è più tale. D’altro lato, l’avarizia è una pratica di rinuncia al godimento dei beni posseduti a cui siamo costretti dalle nostre ossessioni mentali, e non sostiene un percorso di benessere personale orientato al buon gusto e alla scelta di quelle cose importanti in grado di chiarire a noi stessi gli obiettivi fondamentali della vita.
Storicamente nella società contadina la frugalità ha rappresentato la risposta più efficace, anche se spontanea e atavica, ai rovesci della vita: un raccolto distrutto dal maltempo, una malattia improvvisa diffusa tra gli animali della fattoria, una guerra potevano distruggere in un momento gli investimenti di una vita. L’abitudine a fare con poco è stata la migliore difesa preventiva, capace di rendere le persone più adattabili ai cambiamenti improvvisi e meno vulnerabili nei confronti delle avversità.
La società dei consumi ci ha invece educato a non resistere più alle tentazioni, ed anzi a fare dell’accesso spasmodico a quanti più beni possibile la chiave di lettura del successo individuale. E quando la crisi è arrivata, ci siamo ritrovati a fare i conti con molto dolore e molta rabbia agli effetti del ridimensionamento, vivendo l’impoverimento come un dramma personale e sociale.
Alla crisi dei nostri giorni possiamo rispondere con un cambiamento di paradigma, che va oltre la semplice laudatio temporis acti, per offrire l’opportunità di scoprire gli aspetti positivi di un ciclo economico avverso: a differenza dei “poveri”, che viaggiano con una valigia piccola stipata di cose da cui non vogliono separarsi, a differenza dei “ricchi”, che viaggiano con una grande valigia altrettanto stipata di cose che temono di perdere, chi adotta la strategia della frugalità viaggia con una valigia di medie dimensioni, dove all’interno ha sistemato poche cose, e sa di trovare ancora spazio per ciò che potrà scegliere lungo la strada.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 7 settembre 2015