Flashover
Un episodio di cronaca monopolizza l'attenzione dei media per qualche giorno, al massimo qualche settimana. Poi viene riassorbito nel flusso delle coscienze individuali che velocemente dimenticano. Nel frattempo la notizia non ha più clamore e viene sostituita da un'altra reputata altrettanto importante. Nella letteratura, capita, però che gli scrittori decidano di dare una forma agli accadimenti del passato, forse nell'intento di assolvere a uno dei compiti della scrittura: scrivere per non dimenticare. "Ogni storia passata è una storia contemporanea" sentenziava Benedetto Croce nel senso che i fatti del passato, per quanto remoti, attraverso un'attenta ricostruzione storica possono aiutarci a decodificare la complessità del nostro presente.
La penna di Giorgio Falco ci racconta, assieme allo sguardo fotografico di Sabrina Ragucci, l'incendio del Teatro La Fenice di Venezia avvenuto il 29 gennaio 1996. All'epoca il teatro era interessato da una totale ristrutturazione e per questo si trovavano all'interno numerosi prodotti infiammabili. Non fu però un fortuito incidente a innescare l'incendio, ma un progetto premeditato da una mente criminale e pericolosa. Enrico Carella e Massimo Marchetti sono due cugini titolari della piccola ditta subappaltatrice per gli impianti elettrici VIET che per non pagare i circa 15 milioni di lire di penale dovuti per il ritardo nell’esecuzione dei lavori decidono di provocare un incendio. In una città che non riesce ad appartenere né alla terra né all’acqua, e allora è giusto che appartenga al fuoco seguiamo passo passo il propagarsi delle fiamme, con una tensione ipnotica crescente, fino al raggiungimento del culmine. Nel gergo dei pompieri il flashover è la fase dell'incendio generalizzato, cioè quando un fuoco smette di propagarsi e raggiunge uno stadio avanzato; è il momento in cui tutti gli elementi bruciano all'unisono e le fiamme conquistano tutto ciò che hanno intorno. Per questo il flashover indica come scrive l'autore:
la nostra condizione contemporanea. Abbiamo bisogno di più presente, presente accelerato che generi passato istantaneo, presente accelerato che necessiti dell’accelerante come innesco in modo da raggiungere in fretta l’ipotetica simultaneità del presente, il flashover, che tuttavia è già passato istantaneo, ulteriore accelerazione contenuta all’interno dell’immediatezza, quel passato immediato di cui parlava Bergson.
Organizzata in una successioni di paragrafi separati da loro, la narrazione in Flashover passa significativamente alla seconda persona singolare e costruisce un percorso di auto-riflessione in cui l'autore gioca a carte scoperte con il lettore, discute e lo interroga. Questa dimensione metanarrativa dialoga con l'enigmatiche fotografie di Sabina Ragucci (compagna e complice di Giorgio Falco), nelle quali figura l'autore messo a nudo, ma con il volto coperto da una maschera. Un uomo senza volto compare anche nella figura della copertina: cosa si nasconde dietro questa oscurità dei volti? In Confessioni di una maschera l'autore Yukio Mishima raccontava il suo io più profondo, la storia di un bambino che si trova a crescere in una società dal forte militarismo e allo stesso tempo prendeva coscienza della propria omosessualità; nel romanzo di Falco, invece, i personaggi sembrano non prendere mai piena consapevolezza della loro interiorità e del proprio vissuto.
La maschera fa l’immagine, la maschera ha fatto l’immagine, la ripropone, e nel momento in cui diciamo, la maschera ha fatto l’immagine, ecco, la maschera ne fa subito un’altra, ne sta facendo un’altra: la maschera è una strofa ricorrente, un flusso di cassa, un respiro individuale e collettivo.
Questo ritratto in maschera si allarga e non comprende più solo i due protagonisti, ma include la vita stessa della società italiana degli ultimi quarant'anni, dominata dal desiderio di possesso e riconoscimento, dalla seduzione del denaro, tutti elementi che “bruciano all'unisono” e spingono l'uomo ad alienare e perdere la propria individualità. Flashover è la prova matura di uno scrittore molto forte che apre una discussione filosofica sul mondo che resta, dopo l'incendio del teatro La Fenice.
Carolina (Biblioteca San Giorgio)
-
Ultimo aggiornamento lunedì, 1 marzo 2021
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina |
Feed RSS per tutti i commenti
Un episodio di cronaca monopolizza l'attenzione dei media per qualche giorno, al massimo qualche settimana. Poi viene riassorbito nel flusso delle coscienze individuali che velocemente dimenticano. Nel frattempo la notizia non ha più clamore e viene sostituita da un'altra reputata altrettanto importante. Nella letteratura, capita, però che gli scrittori decidano di dare una forma agli accadimenti del passato, forse nell'intento di assolvere a uno dei compiti della scrittura: scrivere per non dimenticare. "Ogni storia passata è una storia contemporanea" sentenziava Benedetto Croce nel senso che i fatti del passato, per quanto remoti, attraverso un'attenta ricostruzione storica possono aiutarci a decodificare la complessità del nostro presente.
La penna di Giorgio Falco ci racconta, assieme allo sguardo fotografico di Sabrina Ragucci, l'incendio del Teatro La Fenice di Venezia avvenuto il 29 gennaio 1996. All'epoca il teatro era interessato da una totale ristrutturazione e per questo si trovavano all'interno numerosi prodotti infiammabili. Non fu però un fortuito incidente a innescare l'incendio, ma un progetto premeditato da una mente criminale e pericolosa. Enrico Carella e Massimo Marchetti sono due cugini titolari della piccola ditta subappaltatrice per gli impianti elettrici VIET che per non pagare i circa 15 milioni di lire di penale dovuti per il ritardo nell’esecuzione dei lavori decidono di provocare un incendio. In una città che non riesce ad appartenere né alla terra né all’acqua, e allora è giusto che appartenga al fuoco seguiamo passo passo il propagarsi delle fiamme, con una tensione ipnotica crescente, fino al raggiungimento del culmine. Nel gergo dei pompieri il flashover è la fase dell'incendio generalizzato, cioè quando un fuoco smette di propagarsi e raggiunge uno stadio avanzato; è il momento in cui tutti gli elementi bruciano all'unisono e le fiamme conquistano tutto ciò che hanno intorno. Per questo il flashover indica come scrive l'autore:
la nostra condizione contemporanea. Abbiamo bisogno di più presente, presente accelerato che generi passato istantaneo, presente accelerato che necessiti dell’accelerante come innesco in modo da raggiungere in fretta l’ipotetica simultaneità del presente, il flashover, che tuttavia è già passato istantaneo, ulteriore accelerazione contenuta all’interno dell’immediatezza, quel passato immediato di cui parlava Bergson.
Organizzata in una successioni di paragrafi separati da loro, la narrazione in Flashover passa significativamente alla seconda persona singolare e costruisce un percorso di auto-riflessione in cui l'autore gioca a carte scoperte con il lettore, discute e lo interroga. Questa dimensione metanarrativa dialoga con l'enigmatiche fotografie di Sabina Ragucci (compagna e complice di Giorgio Falco), nelle quali figura l'autore messo a nudo, ma con il volto coperto da una maschera. Un uomo senza volto compare anche nella figura della copertina: cosa si nasconde dietro questa oscurità dei volti? In Confessioni di una maschera l'autore Yukio Mishima raccontava il suo io più profondo, la storia di un bambino che si trova a crescere in una società dal forte militarismo e allo stesso tempo prendeva coscienza della propria omosessualità; nel romanzo di Falco, invece, i personaggi sembrano non prendere mai piena consapevolezza della loro interiorità e del proprio vissuto.
La maschera fa l’immagine, la maschera ha fatto l’immagine, la ripropone, e nel momento in cui diciamo, la maschera ha fatto l’immagine, ecco, la maschera ne fa subito un’altra, ne sta facendo un’altra: la maschera è una strofa ricorrente, un flusso di cassa, un respiro individuale e collettivo.
Questo ritratto in maschera si allarga e non comprende più solo i due protagonisti, ma include la vita stessa della società italiana degli ultimi quarant'anni, dominata dal desiderio di possesso e riconoscimento, dalla seduzione del denaro, tutti elementi che “bruciano all'unisono” e spingono l'uomo ad alienare e perdere la propria individualità. Flashover è la prova matura di uno scrittore molto forte che apre una discussione filosofica sul mondo che resta, dopo l'incendio del teatro La Fenice.
Carolina (Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 1 marzo 2021
Inserisci il tuo commento
Commenti
Nessuno ha aggiunto ancora un commento in questa pagina.
Feed RSS per i commenti in questa pagina | Feed RSS per tutti i commenti