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Elogio della fatica

 

Il libro nasce dalla collaborazione tra Matteo Rampin, psichiatra e consulente per le attività formative di alto livello e dieci campioni sportivi che hanno eccelso nelle loro discipline: Mirco Bergamasco (rugby), Igor Cassina (ginnastica artistica), Luca Dotto (nuoto), Christof Innerhoffer (sci), Pino Maddaloni (judo), Mikhai Ryzhov (marcia), Clemente Russo (pugilato), Alessandra Sensini (vela), Tullio Versace (rally).

Il testo, che dedica ogni capitolo a un campione, ha l’intento di dimostrare che la fatica, compagna di viaggio di tutti gli sport, è il primo step per raggiungere importanti traguardi. In sintesi, nello sport, così come nella vita, è fondamentale imparare a gestire l’impegno, inteso come sforzo che non coinvolge soltanto il fisico, ma anche la sfera emotiva e soprattutto mentale. In tempi di industria della non fatica (come la definisce il pugile Clemente Russo) vale la pena riportare l’attenzione su tutti quegli aspetti costruttivi che, invece, la fatica produce: allo sforzo è infatti connesso il superamento di un limite, il raggiungimento di un obbiettivo ulteriore.

È la fatica che poco tempo fa ha fatto pronunciare a Federica Pellegrini parole di fuoco contro il doping: il peso della disciplina e della costanza devono prevalere di fronte alla scorciatoia di una medaglia appesa al collo attraverso pasticche. E di questa fatica parlano anche gli altri atleti che hanno saputo scegliere e rivendicare un iter a ostacoli e tribolante piuttosto che un cammino semplice e lineare. È di questo peso che è importante che noi adulti facciamo manutenzione, la fatica che produce vuoti da riempire, che spalanca la fame di conoscenza. Proprio in questa capacità di resistere, in questo sforzarsi per raggiungere importanti obbiettivi si inserisce la conoscenza, vista come un detonatore impagabile che è capace di farci andare avanti, di spingerci verso un limite che si pone labile all’orizzonte.

Leggendo queste belle pagine di atleti che raccontano i loro sforzi, viene in mente di lanciare questo messaggio soprattutto ai giovani, come esca per far scaturire in loro aspettative, sogni che in un futuro prossimo devono essere in grado di realizzare: un concetto validamente dimostrato da Gustavo Pietrolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta italiano, che insiste nella maggior parte dei suoi saggi (uno per tutti: Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi) sulle difficoltà che i ragazzi oggi incontrano nell’intraprendere percorsi scomodi, dove niente è gratuito, ma va guadagnato con il proprio sudore. Sbiadisce così, un rito di passaggio fondamentale, perché crescere diventa troppo impegnativo, logorante e viene rimandato a data da definirsi. Insieme alla fatica, va dunque rivalutato anche il concetto di aspettativa, visto come un motore che incoraggia ad andare oltre, che spinge un genitore a incitare il bambino a camminare con le proprie gambe, che muove una società a far crescere un adulto. Perché di quel gesto – aspettarsi qualcosa da qualcuno – ci si assume la responsabilità che è insieme una fatica e una delle sfide quotidiane a cui tutti siamo chiamati.

Un libro molto interessante che offre molteplici chiavi di lettura che, potremmo ipotizzare, convergono tutte alla fine in uno stesso punto: lo sport ci insegna ad affrontare la fatica più dura che è quella di vivere, di vincere sui propri lati oscuri, sui propri limiti e sulle proprie debolezze.

Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)

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