Elogio dell'amicizia
Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, definisce in questo interessante saggio le strutture portanti dell’amicizia, un sentimento che non conosce sfumature di comodo o di opportunità, ma, che, al contrario, definisce il tessuto connettivo delle nostre comunità, aiutandoci a privilegiare le relazioni umane su quelle materiali. Il termine “amicizia” oggi diviene una sorta di passepartout da declinare nei più svariati contesti: l’amico diventa allora l’amante, il coniuge tradito, l’icona virtuale cui si dà spazio nelle ore passate davanti allo schermo del nostro computer. All’occorrenza tutti divengono amici di tutti e il buonismo relazionale non fa altro che produrre rapporti poco sinceri e autentici: l’amicizia, al contrario, presuppone come germe di nascita (e di accrescimento) la sincerità. Se non si è sinceri con l’altro, non si è amici: possiamo pensare di non raccontare tutto al nostro partner, per mantenere un alone di mistero intorno a noi, ma questo non possiamo farlo nell’amicizia, dove il bisogno di un amico diviene anche il nostro. Al tempo di mia nonna - racconta Crepet - una sua amica era la vicina che possedeva la farina e poteva ogni giorno donarla un poco anche a lei. Da qui parte l’indagine dell’autore sulle diverse sfaccettature amicali: il legame tra uomini, tra donne, l’amicizia nascente sul luogo di lavoro e quella tra genitori e figli. L’autore conclude con una suggestiva immagine dell’amicizia che assomiglia a una pianta grassa: “è quasi completamente autonoma, ha bisogno di poca acqua e poche cure, non vuole essere abbandonata ma nemmeno ossessionata dal suo curatore”.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 11 luglio 2016
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Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, definisce in questo interessante saggio le strutture portanti dell’amicizia, un sentimento che non conosce sfumature di comodo o di opportunità, ma, che, al contrario, definisce il tessuto connettivo delle nostre comunità, aiutandoci a privilegiare le relazioni umane su quelle materiali. Il termine “amicizia” oggi diviene una sorta di passepartout da declinare nei più svariati contesti: l’amico diventa allora l’amante, il coniuge tradito, l’icona virtuale cui si dà spazio nelle ore passate davanti allo schermo del nostro computer. All’occorrenza tutti divengono amici di tutti e il buonismo relazionale non fa altro che produrre rapporti poco sinceri e autentici: l’amicizia, al contrario, presuppone come germe di nascita (e di accrescimento) la sincerità. Se non si è sinceri con l’altro, non si è amici: possiamo pensare di non raccontare tutto al nostro partner, per mantenere un alone di mistero intorno a noi, ma questo non possiamo farlo nell’amicizia, dove il bisogno di un amico diviene anche il nostro. Al tempo di mia nonna - racconta Crepet - una sua amica era la vicina che possedeva la farina e poteva ogni giorno donarla un poco anche a lei. Da qui parte l’indagine dell’autore sulle diverse sfaccettature amicali: il legame tra uomini, tra donne, l’amicizia nascente sul luogo di lavoro e quella tra genitori e figli. L’autore conclude con una suggestiva immagine dell’amicizia che assomiglia a una pianta grassa: “è quasi completamente autonoma, ha bisogno di poca acqua e poche cure, non vuole essere abbandonata ma nemmeno ossessionata dal suo curatore”.
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