Di notte
Di notte non dormo. Cammino per le strade e sbircio oltre le finestre illuminate nella vita degli altri. Do una scorsa ai campanelli accanto agli ingressi nella vaga speranza di imbattermi in un nome che conosco, forse il mio oppure un altro che in qualche modo mi si addica.
Inizia così l’esordio letterario della giovane autrice tedesca Mercedes Lauenstein, che ha per protagonista la notte. Come la stessa scrittrice dice: «La notte è un momento particolare. Solitamente si racconta il suo aspetto festaiolo, fatto di party e locali, quartieri a luci rosse. A me invece interessava il suo aspetto più intimo e meditativo: la notte è un momento poetico, ma anche filosofico in cui si è davvero soli con sé stessi. Inoltre, stare svegli di notte è un atto di ribellione alle regole della società che ci vuole attivi di giorno».
È la storia di una giovane donna senza nome che si aggira per una Monaco addormentata e rarefatta, in orari che normalmente si addicono al riposo e alla solitudine, alla ricerca di finestre illuminate e citofoni da suonare, per intervistare gli insonni e farsi raccontare le loro vite e le loro ore notturne, approfittando della confidenza che talvolta la sorpresa, il buio e il silenzio favoriscono.
Mi piace quando di notte la maggior parte della gente è sola come io lo sono sempre, e spero di non sentirmi più sola quando incontro gli altri nella loro solitudine.
La ragazza si fa aprire la porta con la scusa di una indagine sulle ragioni dello stare svegli e sorprendentemente tutti la fanno entrare, più o meno titubanti, e poi si lasciano andare a confidenze e a racconti come se, in realtà, aspettassero da tempo l’occasione di uno sfogo da gettarle addosso. Fino alla resa dei conti dell’ultimo incontro, in cui i ruoli si ribaltano e sarà lei a dover aprirsi e a fare i conti con la verità.
25 incontri, 25 notti per 25 mini racconti dialogati, che parlano di altrettanti abitanti della notte, ognuno avente per il titolo il nome dell’intervistato, il giorno e l’ora. I personaggi che via via si succedono sono i più disparati, come le motivazioni che li tengono svegli. Da coloro a cui fa visita sente spesso che non vogliono addormentarsi, che leggono o prendono appunti o cliccano senza sosta pagine e pagine su internet, perché qualcosa li spinge ad allontanare il momento di andare a letto. E si tranquillizzano soltanto quando finalmente si fa giorno, quando tutto riparte e l’oscurità si dilegua.
C’è Adele che ha cambiato completamente vita da quando ha avuto un figlio ed è diventata una persona nuova, serena e appagata; c’è Maria che invece da quando il figlio è andato a vivere per conto suo non riesce più a dormire e soffre di nostalgia; c’è la giovane studentessa Hanna, bocciata in astrofisica, che la notte studia perché di giorno non riesce a concentrarsi; c’è Egon, completamente pazzo, che chiude la ragazza sul balcone; c’è Aziz che lavora dalle tre del mattino ai mercati generali per cinque giorni a settimana e si è disabituato a dormire; c’è Fedora con i suoi bambini; c’è il pensionato Hardy; c’è Johanna che candidamente confessa: «Più di tutto mi piacerebbe semplicemente vivere di rendita». E molti altri, che hanno in comune la notte e l’impossibilità di abbandonarsi al sonno.
Una sorta di “fenomenologia dell’insonne-tipo”, un romanzo malinconico e corale che ci porta a confrontarci con la solitudine e con l’essenza dell’umanità: nessuno in realtà vuole stare da solo. Una lettura fresca (del resto si svolge di notte), consigliata agli insonni cronici anche per sfuggire alla calura estiva.
Paola Fagnani (Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento venerdì, 18 settembre 2020
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Di notte non dormo. Cammino per le strade e sbircio oltre le finestre illuminate nella vita degli altri. Do una scorsa ai campanelli accanto agli ingressi nella vaga speranza di imbattermi in un nome che conosco, forse il mio oppure un altro che in qualche modo mi si addica.
Inizia così l’esordio letterario della giovane autrice tedesca Mercedes Lauenstein, che ha per protagonista la notte. Come la stessa scrittrice dice: «La notte è un momento particolare. Solitamente si racconta il suo aspetto festaiolo, fatto di party e locali, quartieri a luci rosse. A me invece interessava il suo aspetto più intimo e meditativo: la notte è un momento poetico, ma anche filosofico in cui si è davvero soli con sé stessi. Inoltre, stare svegli di notte è un atto di ribellione alle regole della società che ci vuole attivi di giorno».
È la storia di una giovane donna senza nome che si aggira per una Monaco addormentata e rarefatta, in orari che normalmente si addicono al riposo e alla solitudine, alla ricerca di finestre illuminate e citofoni da suonare, per intervistare gli insonni e farsi raccontare le loro vite e le loro ore notturne, approfittando della confidenza che talvolta la sorpresa, il buio e il silenzio favoriscono.
Mi piace quando di notte la maggior parte della gente è sola come io lo sono sempre, e spero di non sentirmi più sola quando incontro gli altri nella loro solitudine.
La ragazza si fa aprire la porta con la scusa di una indagine sulle ragioni dello stare svegli e sorprendentemente tutti la fanno entrare, più o meno titubanti, e poi si lasciano andare a confidenze e a racconti come se, in realtà, aspettassero da tempo l’occasione di uno sfogo da gettarle addosso. Fino alla resa dei conti dell’ultimo incontro, in cui i ruoli si ribaltano e sarà lei a dover aprirsi e a fare i conti con la verità.
25 incontri, 25 notti per 25 mini racconti dialogati, che parlano di altrettanti abitanti della notte, ognuno avente per il titolo il nome dell’intervistato, il giorno e l’ora. I personaggi che via via si succedono sono i più disparati, come le motivazioni che li tengono svegli. Da coloro a cui fa visita sente spesso che non vogliono addormentarsi, che leggono o prendono appunti o cliccano senza sosta pagine e pagine su internet, perché qualcosa li spinge ad allontanare il momento di andare a letto. E si tranquillizzano soltanto quando finalmente si fa giorno, quando tutto riparte e l’oscurità si dilegua.
C’è Adele che ha cambiato completamente vita da quando ha avuto un figlio ed è diventata una persona nuova, serena e appagata; c’è Maria che invece da quando il figlio è andato a vivere per conto suo non riesce più a dormire e soffre di nostalgia; c’è la giovane studentessa Hanna, bocciata in astrofisica, che la notte studia perché di giorno non riesce a concentrarsi; c’è Egon, completamente pazzo, che chiude la ragazza sul balcone; c’è Aziz che lavora dalle tre del mattino ai mercati generali per cinque giorni a settimana e si è disabituato a dormire; c’è Fedora con i suoi bambini; c’è il pensionato Hardy; c’è Johanna che candidamente confessa: «Più di tutto mi piacerebbe semplicemente vivere di rendita». E molti altri, che hanno in comune la notte e l’impossibilità di abbandonarsi al sonno.
Una sorta di “fenomenologia dell’insonne-tipo”, un romanzo malinconico e corale che ci porta a confrontarci con la solitudine e con l’essenza dell’umanità: nessuno in realtà vuole stare da solo. Una lettura fresca (del resto si svolge di notte), consigliata agli insonni cronici anche per sfuggire alla calura estiva.
Paola Fagnani (Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento venerdì, 18 settembre 2020
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