Curarsi con i libri
Ella Berthoud e Susan Elderkin si sono incontrate da studentesse di letteratura inglese all’Università di Cambridge, dove si prestavano romanzi a vicenda quando avevano bisogno di tirarsi un po’ su. Ella è poi diventata una pittrice e un’insegnante di arte, e Susan una scrittrice. Insieme nel 2008 hanno fondato un servizio di biblioterapia con la "School of Life" di Londra e da allora hanno continuato a prescrivere libri, di persona o virtualmente, a pazienti di tutto il mondo. Il potere terapeutico della lettura era già noto agli antichi, basti pensare alla porta della biblioteca di Tebe, fondata nel XV secolo a.C. e sormontata da una gigantesca iscrizione in pietra con sopra inciso: “Medicina per l’anima”. Ufficialmente la libroterapia nasce nel 1973, quando negli Stati Uniti il dottor William Menninger la introduce all’interno della clinica psichiatrica in cui operava; da qui ha conosciuto una larga diffusione negli Stati Uniti e in Inghilterra, mentre in Italia è una disciplina piuttosto recente che ha conosciuto un nuovo slancio, grazie alla pubblicazione di diversi volumi, tra cui questo ponderoso ma divertente saggio.
Le due autrici inglesi inventano un piacevole e realistico prontuario di medicina indicando per ogni disturbo preso in considerazione una serie di letture ad hoc; il loro motto è così sintetizzato: "Qualunque sia il vostro disturbo, la nostra ricetta è semplice: un romanzo (o due), da prendere a intervalli regolari." Si procede per ordine alfabetico, proprio come in un manuale di medicina casalingo - dalla A alla X, da Abbandonoa Xenofobia. Per ogni disturbo vengono suggeriti uno o più titoli che sono intesi a curare, a volte per contrasto, e a volte per somiglianza; si può curare un amore irrequieto scegliendo tra "I dolori del giovane Werther", "Bel canto" di Ann Patchett e "Primo amore" di Ivan Turgenev; la tristezza per la perdita del lavoro con "Bartleby lo scrivano" di Herman Melville; l’amarezza dell’essere disoccupati con "L’uccello che girava le viti del mondo" di Haruki Murakami. E ancora: la rabbia con "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway; una crisi di identità con la "Metamorfosi" di Franz Kafka e "Nuova grammatica finlandese" di Diego Marani; la mancanza di speranza con "Uomini e topi" di John Steinbeck. Esistono “medicine” anche per disturbi difficili come l’omofobia, da risolvere con "Maurice" di E.M. Forster, il primo romanzo omosessuale dei tempi moderni (definito da Pier Paolo Pasolini “un capolavoro”).
I motivi per cui sfogliare questo saggio sono davvero tanti: tra i suoi meriti vi è quello di offrire un’occasione per rileggere alcuni capolavori letterari sotto un altro punto di vista, in maniera meno celebrativa e sicuramente più empatica, immedesimandosi con le storie dei protagonisti. Non solo: la rete di intertestualità che lega le seicento pagine del volume, connettendo trasversalmente generi ed epoche lontane, classici e bestsellers rende il saggio una lettura pienamente democratica, adatta a tutti i lettori e per tutte le età.
Infine a destare l’attenzione e la curiosità del lettore è soprattutto l’umorismo delle scrittrici, la loro capacità di sintesi, raccontando il poco che importa della trama dei romanzi e invogliandoci a leggere i libri di cui parlano. Un saggio da consultare e da tenere sempre a portata di mano sul comodino, come se chiedessimo consigli a un amico saggio.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 6 novembre 2017
Ella Berthoud e Susan Elderkin si sono incontrate da studentesse di letteratura inglese all’Università di Cambridge, dove si prestavano romanzi a vicenda quando avevano bisogno di tirarsi un po’ su. Ella è poi diventata una pittrice e un’insegnante di arte, e Susan una scrittrice. Insieme nel 2008 hanno fondato un servizio di biblioterapia con la "School of Life" di Londra e da allora hanno continuato a prescrivere libri, di persona o virtualmente, a pazienti di tutto il mondo. Il potere terapeutico della lettura era già noto agli antichi, basti pensare alla porta della biblioteca di Tebe, fondata nel XV secolo a.C. e sormontata da una gigantesca iscrizione in pietra con sopra inciso: “Medicina per l’anima”. Ufficialmente la libroterapia nasce nel 1973, quando negli Stati Uniti il dottor William Menninger la introduce all’interno della clinica psichiatrica in cui operava; da qui ha conosciuto una larga diffusione negli Stati Uniti e in Inghilterra, mentre in Italia è una disciplina piuttosto recente che ha conosciuto un nuovo slancio, grazie alla pubblicazione di diversi volumi, tra cui questo ponderoso ma divertente saggio.
Le due autrici inglesi inventano un piacevole e realistico prontuario di medicina indicando per ogni disturbo preso in considerazione una serie di letture ad hoc; il loro motto è così sintetizzato: "Qualunque sia il vostro disturbo, la nostra ricetta è semplice: un romanzo (o due), da prendere a intervalli regolari." Si procede per ordine alfabetico, proprio come in un manuale di medicina casalingo - dalla A alla X, da Abbandonoa Xenofobia. Per ogni disturbo vengono suggeriti uno o più titoli che sono intesi a curare, a volte per contrasto, e a volte per somiglianza; si può curare un amore irrequieto scegliendo tra "I dolori del giovane Werther", "Bel canto" di Ann Patchett e "Primo amore" di Ivan Turgenev; la tristezza per la perdita del lavoro con "Bartleby lo scrivano" di Herman Melville; l’amarezza dell’essere disoccupati con "L’uccello che girava le viti del mondo" di Haruki Murakami. E ancora: la rabbia con "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway; una crisi di identità con la "Metamorfosi" di Franz Kafka e "Nuova grammatica finlandese" di Diego Marani; la mancanza di speranza con "Uomini e topi" di John Steinbeck. Esistono “medicine” anche per disturbi difficili come l’omofobia, da risolvere con "Maurice" di E.M. Forster, il primo romanzo omosessuale dei tempi moderni (definito da Pier Paolo Pasolini “un capolavoro”).
I motivi per cui sfogliare questo saggio sono davvero tanti: tra i suoi meriti vi è quello di offrire un’occasione per rileggere alcuni capolavori letterari sotto un altro punto di vista, in maniera meno celebrativa e sicuramente più empatica, immedesimandosi con le storie dei protagonisti. Non solo: la rete di intertestualità che lega le seicento pagine del volume, connettendo trasversalmente generi ed epoche lontane, classici e bestsellers rende il saggio una lettura pienamente democratica, adatta a tutti i lettori e per tutte le età.
Infine a destare l’attenzione e la curiosità del lettore è soprattutto l’umorismo delle scrittrici, la loro capacità di sintesi, raccontando il poco che importa della trama dei romanzi e invogliandoci a leggere i libri di cui parlano. Un saggio da consultare e da tenere sempre a portata di mano sul comodino, come se chiedessimo consigli a un amico saggio.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 6 novembre 2017