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Cuentos de fútbol

Jorge Valdano è stato uno dei più affascinanti personaggi espressi dal calcio argentino (e non solo) degli ultimi trent'anni anni. Da eccellente giocatore quale fu arrivò a vincere due volte il campionato spagnolo e altrettante volte la coppa Uefa con il Real Madrid e fu uno dei protagonisti della vittoria dell'Argentina nei Campionati del mondo nel 1986. In seguito del Real Madrid è stato anche allenatore e dirigente, stimato e vincente, fino al 2011, quando ha abbandonato definitivamente il club in seguito ai numerosi dissidi con l'allora allenatore José Mourinho. Ma la cosa che lo distingue e lo ha sempre distinto maggiormente non è da cercare tanto nelle indubbie doti sportive quanto nel fascino intellettuale che ha sempre emanato e che ha trovato espressione in alcuni libri preziosi per tutti coloro che credono che il calcio non sia solo uno sport stupido e ingiustamente popolare venduto alle logiche dello show business ma che anzi nasconda ancora in sé, nonostante tutto, un nucleo profondo di significato in cui sport e destino umano hanno qualcosa da dirsi a vicenda, come in una moderna mitologia. Ci sono alcune frasi, tra le sue più celebri, tratte da Il sogno di Futbolandia, in cui questo nesso è reso trasparente in tutta evidenza. Basti pensare a “Il calcio è un gioco bellissimo che i mediocri vogliono imbruttire nel nome del pragmatismo ed è un gioco primitivo che i rivoluzionari vogliono violare attraverso metodi ad ogni costo scientifici.” oppure “Quel fondo di fascismo che si annida dietro la filosofia del risultato è tipico di gente che divide il mondo in dominatori e dominati.” Di cosa parliamo dunque, quando parliamo di calcio? Cosa c'è dietro e dentro una passione che da una parte strega a attanaglia milioni di persone nel mondo (perlopiù uomini) e dall'altra ne lascia incredule e contrariate altrettante (perlopiù donne)?

Forse val la pena di porsi la domanda proprio in questi giorni in cui il calcio giocato e parlato è indiscusso protagonista dell'informazione, in ragione del vicinissimo ormai Campionato Mondiale in Brasile; forse vale la pena di sperimentare un modo per prepararsi e avvicinarsi all'evento nel nome di questa domanda, non tanto inoltrandosi nelle regole e nelle vicende attuali quanto nella meraviglia e nella magia eterne: affidarsi ai racconti che lo stesso Valdano ha raccolto in questo Cuentos de fútbol, antologia di ormai diversi anni fa. Vi compaiono alcuni tra i maggiori narratori sudamericani contemporanei che si sono cimentati nei loro scritti col tentativo di raccontare la magia del pallone, le sue infinite tristezze come le sue infinite allegrie, le sue innumerevoli mitologie come le sue cronache più nascoste e minime: da Mario Benedetti a Roberto Bolaño, da Eduardo Galeano a Osvaldo Soriano, da Antonio Skarmeta allo stesso Valdano, che vi antepone una magnifica introduzione, e altri.

Due menzioni d'onore sono d'obbligo. La prima è per uno dei più bei racconti mai scritti sul gioco del pallone: “Il prato” di Mario Benedetti, delicata e crudele storia di due amici calciatori argentini, un centravanti e un portiere, che la vita metterà di fronte l'un l'altro nel modo più tragicamente inaspettato. La seconda è per quello che forse è invece meritatamente il più celebre dei racconti di calcio sudamericani: "Il rigore più lungo del mondo" di Osvaldo Soriano.

Martino (bibliotecario, Biblioteca San Giorgio)

 

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