Con molta cura
Severino Cesari, critico letterario ed editor insieme a Paolo Repetti di Einaudi Stile Libero, scompare, in seguito a un’estenuante malattia, il 25 ottobre 2017. A distanza di quasi un mese esce questo bellissimo libro che raccoglie parte delle riflessioni che Cesari condivideva empaticamente con i suoi lettori e i suoi amici virtuali tramite la propria pagina di Facebook. L’autore voleva trovare un modo per comunicare, per resuscitare il suo sguardo dalla propria esperienza di dolore e, da grande editor, sapeva che la parola su Facebook era pubblica, non privata né intimistica ; sapeva che sarebbe stato letto dai suoi amici, colleghi, familiari, scrittori che lui stesso aveva scoperto e cresciuto.
Virginia Woolf e Marcel Proust avevano dichiarato, ognuno con il proprio stile e con le loro personali argomentazioni, che la malattia allarga il nostro orizzonte e ci concede un osservatorio d’eccellenza da cui guardare la nostra esistenza. Cesari non si è sottratto a questo compito: il suo diario, scritto sulla corda sempre tesa tra un possibile miglioramento e un’improvvisa e definitiva ricaduta, è una toccante riflessione sul dolore e sulla malattia, sulla vita e sulla morte. L’esercizio della cura, da ripetere quotidianamente come unica e necessaria azione per continuare a vivere, diventa anche l’esercizio quotidiano dell’amore:
io non sono nient’altro che la cura che faccio. E non sono solo nel farla. La cura presuppone l’esercizio quotidiano dell’amore. Non c’è altra vita che questa, adesso, questa vita meravigliosa che permette altra vita.
Raccontare la malattia attraverso l’esercizio della scrittura diviene un atto salvifico, catartico che libera dal male. C’è una forma di eroismo nelle parole di Cesari, quella di chi continua a lottare sempre, nonostante tutto, anche se si è pienamente consapevoli che le probabilità di vincere siano molto poche. Allora si cerca di sopportare i terribili effetti collaterali di farmaci senza mai smettere di essere grati a chi ci sta intorno, senza mai smettere di stringere rapporti, senza mai smettere di stupirsi di fronte alle gioie quotidiane.
Quando guarirò / Ci sarà un’aria fredda e pulita come ora / Con un sole chiaro/quando guarirò / Non importa se io non ci sarò più, a vedermi guarire / Io guarisco ogni istante in cui mi curo”.
Con molta cura è stato consegnato con la bellissima copertina di Gipi scelta in prima persona dall’autore e dalla moglie Emanuela, il giorno stesso in cui Severino si è spento.
Carolina Montagni (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 26 febbraio 2018
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Severino Cesari, critico letterario ed editor insieme a Paolo Repetti di Einaudi Stile Libero, scompare, in seguito a un’estenuante malattia, il 25 ottobre 2017. A distanza di quasi un mese esce questo bellissimo libro che raccoglie parte delle riflessioni che Cesari condivideva empaticamente con i suoi lettori e i suoi amici virtuali tramite la propria pagina di Facebook. L’autore voleva trovare un modo per comunicare, per resuscitare il suo sguardo dalla propria esperienza di dolore e, da grande editor, sapeva che la parola su Facebook era pubblica, non privata né intimistica ; sapeva che sarebbe stato letto dai suoi amici, colleghi, familiari, scrittori che lui stesso aveva scoperto e cresciuto.
Virginia Woolf e Marcel Proust avevano dichiarato, ognuno con il proprio stile e con le loro personali argomentazioni, che la malattia allarga il nostro orizzonte e ci concede un osservatorio d’eccellenza da cui guardare la nostra esistenza. Cesari non si è sottratto a questo compito: il suo diario, scritto sulla corda sempre tesa tra un possibile miglioramento e un’improvvisa e definitiva ricaduta, è una toccante riflessione sul dolore e sulla malattia, sulla vita e sulla morte. L’esercizio della cura, da ripetere quotidianamente come unica e necessaria azione per continuare a vivere, diventa anche l’esercizio quotidiano dell’amore:
io non sono nient’altro che la cura che faccio. E non sono solo nel farla. La cura presuppone l’esercizio quotidiano dell’amore. Non c’è altra vita che questa, adesso, questa vita meravigliosa che permette altra vita.
Raccontare la malattia attraverso l’esercizio della scrittura diviene un atto salvifico, catartico che libera dal male. C’è una forma di eroismo nelle parole di Cesari, quella di chi continua a lottare sempre, nonostante tutto, anche se si è pienamente consapevoli che le probabilità di vincere siano molto poche. Allora si cerca di sopportare i terribili effetti collaterali di farmaci senza mai smettere di essere grati a chi ci sta intorno, senza mai smettere di stringere rapporti, senza mai smettere di stupirsi di fronte alle gioie quotidiane.
Quando guarirò / Ci sarà un’aria fredda e pulita come ora / Con un sole chiaro/quando guarirò / Non importa se io non ci sarò più, a vedermi guarire / Io guarisco ogni istante in cui mi curo”.
Con molta cura è stato consegnato con la bellissima copertina di Gipi scelta in prima persona dall’autore e dalla moglie Emanuela, il giorno stesso in cui Severino si è spento.
Carolina Montagni (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento lunedì, 26 febbraio 2018
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