Comandare con gentilezza
Il saggio, frutto di molti anni di lavoro e di studi sul concetto di leadership da parte di due autori, è considerato un vero e proprio bestseller negli USA.
Dedicato ai manager, leader, ma anche semplicemente a chi vuole approfondire le sue conoscenze sul management, il saggio propone un’ottica nuova di lettura della leadership che includa qualità umana, come la cortesia e la bontà. Siamo, infatti, abituati a pensare a un modello di comando basato sul potere e sul controllo, il cosiddetto “fai come ti dico io” che ha caratterizzato il modo di lavorare del ventesimo secolo. Ebbene, il saggio dimostra come una delle caratteristiche meno celebrate della leadership – la gentilezza – sia alla guida di organizzazioni di successo.
È difficile riconoscere che la “gentilezza” possa avere all’interno di un’azienda o, comunque, di un gruppo di lavoro, la stessa importanza, il medesimo peso che si attribuisce a doti, quali l’abilità analitica, le competenze di problem solving o di decision making. Anzi, spesso la gentilezza, nel mondo del business, è considerata sinonimo di debolezza: quanto più il leader si mostra disponibile a ascoltare le esigenze dei suoi collaboratori, tanto appare come “credulone” o incapace di gestire con decisione le risorse umane a lui affidate. Questa visione un po’ “distorta” della leadership nasce da retroterra culturali e sociali (i padroni contro gli operai, il leader severo oltre ogni limiti), ma anche da una “confusione” o da un’”incertezza” ormai diffusa nel mondo del business che guarda al futuro con occhi preoccupati. Si crede, infatti, erroneamente, che oggi un dirigente debba essere focalizzato solo sulla produttività e sulla creazione di ricchezza per gli azionisti; ma, in un mondo come quello del business, in cui il competitor è sempre in agguato, in cui possono nascere in ogni momento nuove tecnologie innovative e migliori modelli di business, fare affidamento alle sole abilità “tecniche “ è davvero pericoloso e riduttivo. Occorre, allora, investire e spendere su quello che è il capitale umano; è infatti dimostrato quanto le performance migliori siano legate alle persone che si sentono fortemente motivate e supportate.
Si può quindi “comandare con gentilezza”?; la risposta è senza dubbio, sì. Anzi, per ironia della sorte, mentre macchine riescono a gestire calcoli e procedure sempre più complesse, ai nostri leader viene richiesto di essere sempre più affabili e umani. La gentilezza, come viene definita nei primi capitoli del volume, è la capacità di entrare in sintonia con i propri collaboratori, di farsi carico, insomma, anche delle loro storie personali, promuovendo un ambiente di lavoro e di organizzazione che miri in primo luogo al benessere. Gli atti di gentilezza sono costituiti da specifici comportamenti: garantire la crescita individuale e collettiva di un dipendente, preoccuparsi di mettere a fuoco ciò che è davvero importante, spingere, sempre, a fare meglio e a dare il meglio di se stessi in ogni occasione.
“Il mondo del lavoro sarebbe molto più produttivo, e anche piacevole, se tutti i manager seguissero i consigli di questo libro”; questa frase, pronunciata da Susie Gharib, nota conduttrice del programma americano Nightly Busuiness Report, corrisponde a verità. Una bella lettura capace di mettere a fuoco il concetto di gentilezza in un contesto - ancora non familiare – come quello del business, non dimenticando l’importanza di padroneggiare questa virtù in ogni ambito della vita personale.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 10 novembre 2014
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Il saggio, frutto di molti anni di lavoro e di studi sul concetto di leadership da parte di due autori, è considerato un vero e proprio bestseller negli USA.
Dedicato ai manager, leader, ma anche semplicemente a chi vuole approfondire le sue conoscenze sul management, il saggio propone un’ottica nuova di lettura della leadership che includa qualità umana, come la cortesia e la bontà. Siamo, infatti, abituati a pensare a un modello di comando basato sul potere e sul controllo, il cosiddetto “fai come ti dico io” che ha caratterizzato il modo di lavorare del ventesimo secolo. Ebbene, il saggio dimostra come una delle caratteristiche meno celebrate della leadership – la gentilezza – sia alla guida di organizzazioni di successo.
È difficile riconoscere che la “gentilezza” possa avere all’interno di un’azienda o, comunque, di un gruppo di lavoro, la stessa importanza, il medesimo peso che si attribuisce a doti, quali l’abilità analitica, le competenze di problem solving o di decision making. Anzi, spesso la gentilezza, nel mondo del business, è considerata sinonimo di debolezza: quanto più il leader si mostra disponibile a ascoltare le esigenze dei suoi collaboratori, tanto appare come “credulone” o incapace di gestire con decisione le risorse umane a lui affidate. Questa visione un po’ “distorta” della leadership nasce da retroterra culturali e sociali (i padroni contro gli operai, il leader severo oltre ogni limiti), ma anche da una “confusione” o da un’”incertezza” ormai diffusa nel mondo del business che guarda al futuro con occhi preoccupati. Si crede, infatti, erroneamente, che oggi un dirigente debba essere focalizzato solo sulla produttività e sulla creazione di ricchezza per gli azionisti; ma, in un mondo come quello del business, in cui il competitor è sempre in agguato, in cui possono nascere in ogni momento nuove tecnologie innovative e migliori modelli di business, fare affidamento alle sole abilità “tecniche “ è davvero pericoloso e riduttivo. Occorre, allora, investire e spendere su quello che è il capitale umano; è infatti dimostrato quanto le performance migliori siano legate alle persone che si sentono fortemente motivate e supportate.
Si può quindi “comandare con gentilezza”?; la risposta è senza dubbio, sì. Anzi, per ironia della sorte, mentre macchine riescono a gestire calcoli e procedure sempre più complesse, ai nostri leader viene richiesto di essere sempre più affabili e umani. La gentilezza, come viene definita nei primi capitoli del volume, è la capacità di entrare in sintonia con i propri collaboratori, di farsi carico, insomma, anche delle loro storie personali, promuovendo un ambiente di lavoro e di organizzazione che miri in primo luogo al benessere. Gli atti di gentilezza sono costituiti da specifici comportamenti: garantire la crescita individuale e collettiva di un dipendente, preoccuparsi di mettere a fuoco ciò che è davvero importante, spingere, sempre, a fare meglio e a dare il meglio di se stessi in ogni occasione.
“Il mondo del lavoro sarebbe molto più produttivo, e anche piacevole, se tutti i manager seguissero i consigli di questo libro”; questa frase, pronunciata da Susie Gharib, nota conduttrice del programma americano Nightly Busuiness Report, corrisponde a verità. Una bella lettura capace di mettere a fuoco il concetto di gentilezza in un contesto - ancora non familiare – come quello del business, non dimenticando l’importanza di padroneggiare questa virtù in ogni ambito della vita personale.
Carolina (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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