Colpa d'amore
Ma, siamo proprio sicuri di poter parlare di colpa quando si tratta di amore?
“Milly sedeva immobile. Il viso tondo e pallido era privo d'espressione. Gli occhi fissi sulle mani che, paffute e inerti, giacevano intrecciate sul grembo ricoperto di nero, come se non le appartenessero. Da quando era successo, era rimasta così, seduta in silenzio a guardarsi le mani.
- Fatela reagire! - aveva detto il medico quando i parenti del povero Ernest gli avevano fatto notare quel comportamento. Ma a nulla erano valsi gli sforzi congiunti delle cognate. Milly rimaneva muta e immobile...non piangeva; né parlava, se non per mormorare con voce mite un - Come siete gentili - ogni volta che, da dietro la sedia, un parente affettuoso le accarezzava il braccio o le dava qualche buffetto sulla testa china.”
Ma, del resto, chi non avrebbe mostrato gentilezza e comprensione davanti al dolore della povera Milly?
Milly Bott era sempre stata molto amata da tutti. Piccola ma non esile, con pelle chiara e chioma lucente, del colore della rispettabilità, a quarantacinque anni si ritrova vedova, a seguito dell'incidente d'auto del marito Ernest, primogenito dei Bott, una numerosa famiglia della ricca borghesia nei primi anni del Novecento, molto in vista a Titford, importante sobborgo a sud di Londra.Ma non è tutto.
Alla lettura del testamento, in mezzo alla costernazione e allo stupore dei parenti, Milly scopre che Ernest le ha lasciato una misera eredità: soltanto mille sterline delle centinaia di migliaia che possedeva, specificando “Mia moglie sa il perché” e destinando tutto il resto a un'opera pia: una sorta di casa di riposo per “donne perdute”.
Ma, allora, Ernest sapeva!!
Solo in quel momento Milly capisce che il marito era a conoscenza della sua lunga relazione clandestina con Arthur, uno studioso di Oxford, e che quella è la sua fredda e inaspettata vendetta con cui sgretolerà il mondo dorato e rassicurante in cui lei è vissuta finora e la macchierà, agli occhi dei rispettabili Bott ancora ignari di tutto, di chissà quale peccato.
Così decide di andarsene. Cercherà conforto prima nella sorella, del tutto indifferente alla sua disgrazia, e poi nell'amore di Arthur, a cui non ha saputo rinunciare, fonte del disonore e della vergogna che investirà i familiari di Ernest, ammirati e stimati da tutta Titford. Tuttavia, delusa e ferita, tornerà proprio da loro, decisa e sollevata al pensiero di poter confessare la propria colpa.
Ma non ne avrà occasione, perchè i Bott non vogliono sapere...
“...tremavano al pensiero di uno scandalo... di ciò che Titford avrebbe mormorato.... Nessuno doveva sapere. Bisognava impedire che Titford ne venisse a conoscenza a qualunque costo!”
E pur di salvare le apparenze e non far trapelare nulla nella loro routine ipocrita e conformista, tutti sono disposti a mantenere la moglie infedele “ospitandola a turni di tre mesi, o magari di sei, trattandola con ogni riguardo, a beneficio degli osservatori”.
Così Milly, in mezzo a bisbiglii, tormenti, pettegolezzi e sospetti, incapace di contrastare un mondo che la vuole relegata nel ruolo ufficiale di vedova inconsolabile, non verrà mai ascoltata e sarà spedita qua e là nelle case dei cognati.
Solo l'anziana suocera, madre di tutti i Bott, figura accorta e di buon senso, riuscirà a ristabilire equilibrio tra gli affari di famiglia, nella consapevolezza che “...si fanno sempre un'infinità di storie per ogni cosa, molto più del necessario....ma tanto tutto passa, basta aspettare.”
Con grande ironia e umorismo, ma anche con il garbo e la delicatezza che caratterizzano quasi tutti i suoi romanzi, Elizabeth von Arnim ritrae la società ipocrita e perbenista del suo tempo, facendone emergere tutte le ipocrisie e le contraddizioni.
Nata a Sidney, in Australia, nel 1866, cugina di Katherine Mansfield e amica di E.M. Forster, Elizabeth torna in Inghilterra, dove è cresciuta, alla morte del marito, il conte tedesco H.A. von Arnim, figlio adottivo di Cosima Wagner. H.G. Wells, con il quale ebbe una intensa relazione, la definì “la donna più intelligente della sua epoca”. Sposa poi Francis Russel, fratello di Bertrand e trascorre gli ultimi anni della sua vita in Europa, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove muore nel 1941.
Mila (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento martedì, 9 settembre 2014
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“Milly sedeva immobile. Il viso tondo e pallido era privo d'espressione. Gli occhi fissi sulle mani che, paffute e inerti, giacevano intrecciate sul grembo ricoperto di nero, come se non le appartenessero. Da quando era successo, era rimasta così, seduta in silenzio a guardarsi le mani.
- Fatela reagire! - aveva detto il medico quando i parenti del povero Ernest gli avevano fatto notare quel comportamento. Ma a nulla erano valsi gli sforzi congiunti delle cognate. Milly rimaneva muta e immobile...non piangeva; né parlava, se non per mormorare con voce mite un - Come siete gentili - ogni volta che, da dietro la sedia, un parente affettuoso le accarezzava il braccio o le dava qualche buffetto sulla testa china.”
Ma, del resto, chi non avrebbe mostrato gentilezza e comprensione davanti al dolore della povera Milly?
Milly Bott era sempre stata molto amata da tutti. Piccola ma non esile, con pelle chiara e chioma lucente, del colore della rispettabilità, a quarantacinque anni si ritrova vedova, a seguito dell'incidente d'auto del marito Ernest, primogenito dei Bott, una numerosa famiglia della ricca borghesia nei primi anni del Novecento, molto in vista a Titford, importante sobborgo a sud di Londra.Ma non è tutto.
Alla lettura del testamento, in mezzo alla costernazione e allo stupore dei parenti, Milly scopre che Ernest le ha lasciato una misera eredità: soltanto mille sterline delle centinaia di migliaia che possedeva, specificando “Mia moglie sa il perché” e destinando tutto il resto a un'opera pia: una sorta di casa di riposo per “donne perdute”.
Ma, allora, Ernest sapeva!!
Solo in quel momento Milly capisce che il marito era a conoscenza della sua lunga relazione clandestina con Arthur, uno studioso di Oxford, e che quella è la sua fredda e inaspettata vendetta con cui sgretolerà il mondo dorato e rassicurante in cui lei è vissuta finora e la macchierà, agli occhi dei rispettabili Bott ancora ignari di tutto, di chissà quale peccato.
Così decide di andarsene. Cercherà conforto prima nella sorella, del tutto indifferente alla sua disgrazia, e poi nell'amore di Arthur, a cui non ha saputo rinunciare, fonte del disonore e della vergogna che investirà i familiari di Ernest, ammirati e stimati da tutta Titford. Tuttavia, delusa e ferita, tornerà proprio da loro, decisa e sollevata al pensiero di poter confessare la propria colpa.
Ma non ne avrà occasione, perchè i Bott non vogliono sapere...
“...tremavano al pensiero di uno scandalo... di ciò che Titford avrebbe mormorato.... Nessuno doveva sapere. Bisognava impedire che Titford ne venisse a conoscenza a qualunque costo!”
E pur di salvare le apparenze e non far trapelare nulla nella loro routine ipocrita e conformista, tutti sono disposti a mantenere la moglie infedele “ospitandola a turni di tre mesi, o magari di sei, trattandola con ogni riguardo, a beneficio degli osservatori”.
Così Milly, in mezzo a bisbiglii, tormenti, pettegolezzi e sospetti, incapace di contrastare un mondo che la vuole relegata nel ruolo ufficiale di vedova inconsolabile, non verrà mai ascoltata e sarà spedita qua e là nelle case dei cognati.
Solo l'anziana suocera, madre di tutti i Bott, figura accorta e di buon senso, riuscirà a ristabilire equilibrio tra gli affari di famiglia, nella consapevolezza che “...si fanno sempre un'infinità di storie per ogni cosa, molto più del necessario....ma tanto tutto passa, basta aspettare.”
Con grande ironia e umorismo, ma anche con il garbo e la delicatezza che caratterizzano quasi tutti i suoi romanzi, Elizabeth von Arnim ritrae la società ipocrita e perbenista del suo tempo, facendone emergere tutte le ipocrisie e le contraddizioni.
Nata a Sidney, in Australia, nel 1866, cugina di Katherine Mansfield e amica di E.M. Forster, Elizabeth torna in Inghilterra, dove è cresciuta, alla morte del marito, il conte tedesco H.A. von Arnim, figlio adottivo di Cosima Wagner. H.G. Wells, con il quale ebbe una intensa relazione, la definì “la donna più intelligente della sua epoca”. Sposa poi Francis Russel, fratello di Bertrand e trascorre gli ultimi anni della sua vita in Europa, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove muore nel 1941.
Mila (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
- Ultimo aggiornamento martedì, 9 settembre 2014
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