Biblioteca San Giorgio, Pistoia


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I verbi della San Giorgio.

 

Circolo Facilitatore "L'alfabeto delle relazioni": EFGI

Pino de Sario durante una lezione

un po' educazione, un po' aiuto, un po' allenamento

 

a cura del prof. Pino De Sario (Scuola Facilitatori)

Biblioteca San Giorgio, Auditorium Terzani – ore 17.00-19.00

 

Calendario degli incontri

Giovedì 24 ottobre: "Rispettarsi"

Giovedì 7 novembre: "Stare in gruppo è difficile" 

Giovedì 28 novembre: "Il metodo antinegatività" 

Giovedì 19 dicembre: "Assertività e voglia di bene" 

 

La partecipazione è gratuita. Per iscriversi: inviare una e-mail con il proprio nome, cognome, telefono cellulare e indirizzo e-mail all'indirizzo corsi.sangiorgio@comune.pistoia.it.
Le iscrizioni saranno accolte in ordine di arrivo, fino ad esaurimento dei posti in sala (99)

 

Che cosa è un Circolo Facilitatore

Il Circolo facilitatore è un momento di gruppo in cui convergono i caratteri della lezione,dell’aiuto, della palestra pratica di nuove abilità relazionali ed emotive. Un laboratorio di apprendimento dei metodi della comunicazione interpersonale, della gestione costruttiva dei conflitti, della competenza emotiva, della gestione della negatività, dell’ascolto attivo, del potenziamento personale, della resilienza, dell’empowerment, dei metodi attivi, della critica costruttiva, della negoziazione e mediazione.

 

Chi è Pino De Sario 

Pino De Sario, psicologo sociale, specialista in facilitazione, insegna all’Università di Pisa “Strumenti di facilitazione nel conflitto”; esperto di gestione delle negatività, aiuta le organizzazioni nei casi di conflitti, malessere, resistenza al cambiamento, applicando il Metodo Antinegatività.

Ha pubblicato Professione facilitatore: le competenze chiave del consulente alle riunioni di lavoro e ai forum partecipati (Angeli, 2005), Il facilitatore dei gruppi: guida pratica per la facilitazione esperta in azienda e nel sociale (Angeli, 2006), La riunione che serve: metodi collaudati per incontri di lavoro a forte relazione, costruttivi e concreti (Angeli, 2008), Ecologia della comunicazione: tecniche per dialogare con efficacia, evitare malintesi e trasformare le negatività (Xenia, 2010), L'insegnante facilitatore: una nuova frontiera (La meridiana, 2011).

Tutti i libri di De Sario sono disponibili per il prestito presso la Biblioteca San Giorgio.

 

L'itinerario attraverso l'alfabeto, cominciato nel precedente corso con le lettere A,B,C, D (vedi), prosegue con

E, F, G, I...

E come Epistemologia del rispetto

Metodo. L’esperienza di ognuno è complessa, spesso inspiegabile. Questa complessità interna si contrappone alla facilità giudicante di noi tutti. L’Epistemologia del rispetto attiva invece una forma mentale per cui ogni analisi è parziale, ogni interpretazione è approssimata. Una cosa è quello che mostriamo all’esterno (comportamento) e un’altra è quello che viviamo dentro (esperienza).

Prova. Riduciamo i giudizi facili (o almeno proviamo a contenerli), abbassando al minimo facili interpretazioni, pettegolezzi, pareri assoluti. Sappiamo che queste sono attività mentali che hanno radici profonde nel cervello emotivo e che scattano senza che ce ne accorgiamo. Vanno tollerate sì, ma anche fatte evolvere con una migliore educazione della mente.

 

F come Fare gruppo

Metodo. Ogni gruppo che frequentiamo, in famiglia o al lavoro, è definito un campo di forze di tipo attrattivo e repulsivo. Esso è dotato di una propria identità e volontà autonome, definendosi come realtà psicologica distinta da ogni suo membro. Nella dinamica di un gruppo c’è interdipendenza tra ruoli e temperamenti, bisogni individuali e necessità collettive.

Prova. Stare in famiglia o al lavoro, in un qualsiasi gruppo, è un’arte da apprendere: a) quante volte chi ha ragione non è uno solo ma anche più di uno; b) nel bene e nel male c’è un forte contagio tra i membri; c) si registra una fitta alternanza di momenti buoni e momenti critici; d) la via principale di uscita è saper unire, ben sapendo dei mille fattori che dividono; e) per unire le parti possiamo fare appello alle nostre componenti razionali ma anche a quelle emotive e di sentimento. Insieme.

 

G come Gestione conflitto e negatività

Metodo. Per negatività intendiamo quei fenomeni quotidiani riguardanti problemi, conflitti, malessere, errori. Alla negatività solitamente rispondiamo con giudizi, opposizione, superficialità. In questi anni abbiamo messo a punto un “metodo antinegatività”, che suggerisce  tre passi essenziali per passare dal negativo al positivo: esplorazione, sosta, azione. È indubbio che in tale direzione serva una nuova cultura, una nuova educazione e un qualche strumento pratico.

Prova. Cerca di non fronteggiare la negatività con giudizi e consigli, oppure con facili e comode ricette risolutive, delle quali all’altro nel pieno della sua negatività, non gli importa davvero nulla. A lui interessa invece una persona ricettiva (e una mente) che possa prendere sul serio le sue affermazioni, seppur strane che siano. Prova quindi ad accogliere, ascoltare, esplorare, contenere, prima di dare eventuali ricette risolutive e idealizzate.

 

I come Io-assertivo

Metodo. È il metodo con cui il soggetto espone le proprie convinzioni, pur nel rispetto del parere dell’altro, quando cioè afferma con autorevolezza il proprio punto di vista, in alternanza col punto di vista dell’altro. L’Io-assertivo è frutto di contatto con sé, che tiene conto della diversità dell’altro e non va confuso con positività comunque e a ogni costo, è buona pratica assertiva infatti anche dire “non so” e “non ce la faccio”. Per assertività si intende “rispetto di sé e rispetto dell’altro”, secondo una fisionomia di scambio in cui entrambi i soggetti sono degni di considerazione.

Prova. In una giornata possiamo calcolare quante volte affermiamo “io”. Se superiamo le dieci volte, possiamo fermarci lì, se invece siamo sotto possiamo impegnarci a formulare più frasi che iniziano con “io….”.

 

 

 

 

 

 

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