Che fine ha fatto il tuo cuore
Ci vuole una penna delicata per scrivere storie come quelle raccolte nel libro Che fine ha fatto il tuo cuore: perché solo con molta delicatezza si può trattare un tema considerato da sempre tabù, come il disamore delle madri per le proprie figlie.
Ci sono tante donne che non sono capaci di amare; ci sono tante figlie che sono rimaste tragicamente ferite dal disamore materno, al punto da rimanerne segnate per tutta la vita adulta, sia come donne sia come madri.
Le dieci storie di vita quotidiana raccolte dalla giornalista e scrittrice Stefania Rossotti raccontano sentimenti di ferocia e fragilità, coinvolgendo il lettore a farsi parte attiva nelle vicende narrate, a prendere una posizione netta: a favore della figlia che ha sofferto la tragica indifferenza materna, o a favore della madre, che non è stata cattiva, ma che semplicemente non ce l'ha fatta ad amare la sua creatura.
Sullo sfondo di questo libro poetico, toccante e doloroso, l'ombra di una cultura che comodamente si richiama allo stereotipo ancestrale ma ormai inservibile della madre perfetta, disposta a sacrificare la propria vita in favore della prole: una cultura del tutto inadeguata a dare spazio alla complessità delle relazioni familiari e alle difficoltà della vita dei nostri giorni, e che proprio per questo può produrre mostri.
Maria Stella (bibliotecaria, Biblioteca San Giorgio)
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Ultimo aggiornamento lunedì, 27 gennaio 2014
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Ci vuole una penna delicata per scrivere storie come quelle raccolte nel libro Che fine ha fatto il tuo cuore: perché solo con molta delicatezza si può trattare un tema considerato da sempre tabù, come il disamore delle madri per le proprie figlie.
Ci sono tante donne che non sono capaci di amare; ci sono tante figlie che sono rimaste tragicamente ferite dal disamore materno, al punto da rimanerne segnate per tutta la vita adulta, sia come donne sia come madri.
Le dieci storie di vita quotidiana raccolte dalla giornalista e scrittrice Stefania Rossotti raccontano sentimenti di ferocia e fragilità, coinvolgendo il lettore a farsi parte attiva nelle vicende narrate, a prendere una posizione netta: a favore della figlia che ha sofferto la tragica indifferenza materna, o a favore della madre, che non è stata cattiva, ma che semplicemente non ce l'ha fatta ad amare la sua creatura.
Sullo sfondo di questo libro poetico, toccante e doloroso, l'ombra di una cultura che comodamente si richiama allo stereotipo ancestrale ma ormai inservibile della madre perfetta, disposta a sacrificare la propria vita in favore della prole: una cultura del tutto inadeguata a dare spazio alla complessità delle relazioni familiari e alle difficoltà della vita dei nostri giorni, e che proprio per questo può produrre mostri.
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