Carolina dei delitti
La scrittrice Lia Celi non è nuova a dedicare i suoi romanzi a donne del passato, che a vario titolo hanno fatto la differenza, affermando la propria individualità e manifestando autonomia di pensiero e azione: lo ha fatto anni addietro con Anita Garibaldi, con Lucrezia Borgia, e addirittura con le dodici seduttrici di uno dei suoi libri più riusciti, Quella sporca donnina. Questa volta al centro della vicenda narrata l’autrice pone Carolina Invernizio, la scrittrice di romanzi d’amore e morte che ad inizi del Novecento si impose sulla scena letteraria italiana, guadagnando un enorme successo tra il pubblico femminile (specialmente quello delle donne col grembiule: sartine, lavoranti, operaie, donne di servizio), e suscitando pari disdegno nella critica più altolocata. I suoi romanzi erano vietati alle signorine per bene, e spesso il suo nome non veniva pronunciato o scritto per intero, in quanto portatore di immoralità. Gramsci la definì “onesta gallina della letteratura popolare”, riconoscendo comunque la sua capacità di produrre un tipo di letteratura standardizzato verso il basso, in grado di attivare un folto pubblico di neo-lettori. La ritroviamo a Torino, coniugata Quinterno, in un condominio borghese dove nasconde la propria identità e vive un’esistenza irreprensibile di donna perbene, in compagnia del marito ufficiale di carriera, della figlioletta e della sorella Vittorina, che le fa da assistente e segretaria. L’unico sgarro che si concede è rappresentato dai cappelli piumati, che colleziona e indossa con ardore, associando ad ognuno di essi il titolo del libro grazie alle cui vendite si è potuta permettere un acquisto così inutile.
Siamo in un anno del tutto speciale: il 1911, anno nel quale si festeggia il cinquantenario dell’unità d’Italia con una fantasmagorica e scintillante Esposizione Universale, destinata a richiamare visitatori da tutto il mondo, ammirati di fronte alle magnifiche sorti e progressive della modernità incipiente. A pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione, Torino viene scossa da una notizia tanto inattesa quanto ferale: il grande scrittore Emilio Salgari, amato dai ragazzi di tutto il mondo per le sue avventure esotiche, si suicida in un modo incredibilmente cruento. A dare la notizia del suicidio alle sorelle Invernizio è un azzimato Guido Gozzano. Il talento investigativo di Carolina si mette subito in moto: perché Salgari si è ucciso? Quali trame si celano dietro il suicidio di un uomo che doveva avere accumulato ricchezze immense grazie ai suoi libri, ma che invece ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in piena indigenza?
Il libro si srotola di pagina in pagina come un vero giallo, restituendoci il ritratto a tutto tondo di una donna intelligente e caparbia, a modo suo “femminista” e anticipatrice di tante tematiche che sarebbero maturate solo nei decenni successivi. L’atmosfera magica della Torino linda e pinta del 1911 fa il resto, offrendo al lettore un romanzo pienamente riuscito, che si fa leggere tutto d’un fiato.
Maria Stella, bibliotecaria Biblioteca San Giorgio
-
Ultimo aggiornamento giovedì, 5 ottobre 2023
La scrittrice Lia Celi non è nuova a dedicare i suoi romanzi a donne del passato, che a vario titolo hanno fatto la differenza, affermando la propria individualità e manifestando autonomia di pensiero e azione: lo ha fatto anni addietro con Anita Garibaldi, con Lucrezia Borgia, e addirittura con le dodici seduttrici di uno dei suoi libri più riusciti, Quella sporca donnina. Questa volta al centro della vicenda narrata l’autrice pone Carolina Invernizio, la scrittrice di romanzi d’amore e morte che ad inizi del Novecento si impose sulla scena letteraria italiana, guadagnando un enorme successo tra il pubblico femminile (specialmente quello delle donne col grembiule: sartine, lavoranti, operaie, donne di servizio), e suscitando pari disdegno nella critica più altolocata. I suoi romanzi erano vietati alle signorine per bene, e spesso il suo nome non veniva pronunciato o scritto per intero, in quanto portatore di immoralità. Gramsci la definì “onesta gallina della letteratura popolare”, riconoscendo comunque la sua capacità di produrre un tipo di letteratura standardizzato verso il basso, in grado di attivare un folto pubblico di neo-lettori. La ritroviamo a Torino, coniugata Quinterno, in un condominio borghese dove nasconde la propria identità e vive un’esistenza irreprensibile di donna perbene, in compagnia del marito ufficiale di carriera, della figlioletta e della sorella Vittorina, che le fa da assistente e segretaria. L’unico sgarro che si concede è rappresentato dai cappelli piumati, che colleziona e indossa con ardore, associando ad ognuno di essi il titolo del libro grazie alle cui vendite si è potuta permettere un acquisto così inutile.
Siamo in un anno del tutto speciale: il 1911, anno nel quale si festeggia il cinquantenario dell’unità d’Italia con una fantasmagorica e scintillante Esposizione Universale, destinata a richiamare visitatori da tutto il mondo, ammirati di fronte alle magnifiche sorti e progressive della modernità incipiente. A pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione, Torino viene scossa da una notizia tanto inattesa quanto ferale: il grande scrittore Emilio Salgari, amato dai ragazzi di tutto il mondo per le sue avventure esotiche, si suicida in un modo incredibilmente cruento. A dare la notizia del suicidio alle sorelle Invernizio è un azzimato Guido Gozzano. Il talento investigativo di Carolina si mette subito in moto: perché Salgari si è ucciso? Quali trame si celano dietro il suicidio di un uomo che doveva avere accumulato ricchezze immense grazie ai suoi libri, ma che invece ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in piena indigenza?
Il libro si srotola di pagina in pagina come un vero giallo, restituendoci il ritratto a tutto tondo di una donna intelligente e caparbia, a modo suo “femminista” e anticipatrice di tante tematiche che sarebbero maturate solo nei decenni successivi. L’atmosfera magica della Torino linda e pinta del 1911 fa il resto, offrendo al lettore un romanzo pienamente riuscito, che si fa leggere tutto d’un fiato.
Maria Stella, bibliotecaria Biblioteca San Giorgio
- Ultimo aggiornamento giovedì, 5 ottobre 2023