Buio d'amore
In collaborazione con il Premio letterario Internazionale Ceppo Pistoia, proponiamo le motivazioni dei tre vincitori dell'edizione 2012 del Premio Internazionale Ceppo Pistoia, dedicata al racconto.
Marco Vichi vince il Premio Selezione Ceppo 2012 con Buio d'amore, per aver saputo affrontare, con un sentire profondamente terreno, un tema cardine della letteratura di tutti i tempi: l'amore come esperienza conoscitiva. I racconti, pur mantenendo ciascuno la propria autonomia, si distinguono per l'armonioso dialogo che si instaura tra di essi e da cui emerge una meditazione sulla passione come forza propulsiva e primaria all'origine dell'agire umano.
Si riscontra nella prosa di Vichi, che alterna ritmi sincopati a momenti di ampio respiro, un'inedita elaborazione del topos dell'amore come ricerca, offrendo uno scenario rinnovato entro il quale il protagonista si muove seguendo un percorso circolare, di desiderio sospeso, dove punto di partenza e di arrivo coincidono, in un continuo alternarsi di sentimenti di sconfitta e vittoria, delusione e speranza, abbattimento e rinascita. Il buio d'amore è la rinuncia alla ragione a favore dell'istinto, è un procedere a tentoni nell'oscurità di un corridoio come avviene nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, in cui il protagonista, in seguito all'incontro con uno stravagante e diabolico personaggio nei pressi di Ponte Vecchio,sceglie di assecondare il proprio desiderio senza pensare alle conseguenze. Mentre in Andata e ritorno, si concretizza in un allucinato viaggio a Istanbul, dove il protagonista compie una sorta di passaggio all'inferno pur di riuscire a riconquistare la donna amata.
Nel racconto ritenuto migliore dalla Giuria, Araba, la sola ipotesi di una corresponsione del sentimento amoroso, cambia la prospettiva di visione del mondo da luogo di dolore a promessa di piaceri futuri: «Rue de Ménilmontant era bellissima, scendeva diritta verso il boulevard, piena di luci e di persone colorate». Pregio di Marco Vichi è il saper raccontare la parte più oscura dell'uomo senza pudori, mostrandosi nei pensieri meno confessabili, quasi andando oltre l'epidermide, scavando sino a scoprire i nervi di un essere umano ineluttabilmente mortale ma con un'aspirazione all'infinito che si esplicita nell'anelito d'amore.
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Ultimo aggiornamento venerdì, 21 marzo 2014
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Marco Vichi vince il Premio Selezione Ceppo 2012 con Buio d'amore, per aver saputo affrontare, con un sentire profondamente terreno, un tema cardine della letteratura di tutti i tempi: l'amore come esperienza conoscitiva. I racconti, pur mantenendo ciascuno la propria autonomia, si distinguono per l'armonioso dialogo che si instaura tra di essi e da cui emerge una meditazione sulla passione come forza propulsiva e primaria all'origine dell'agire umano.
Si riscontra nella prosa di Vichi, che alterna ritmi sincopati a momenti di ampio respiro, un'inedita elaborazione del topos dell'amore come ricerca, offrendo uno scenario rinnovato entro il quale il protagonista si muove seguendo un percorso circolare, di desiderio sospeso, dove punto di partenza e di arrivo coincidono, in un continuo alternarsi di sentimenti di sconfitta e vittoria, delusione e speranza, abbattimento e rinascita. Il buio d'amore è la rinuncia alla ragione a favore dell'istinto, è un procedere a tentoni nell'oscurità di un corridoio come avviene nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, in cui il protagonista, in seguito all'incontro con uno stravagante e diabolico personaggio nei pressi di Ponte Vecchio,sceglie di assecondare il proprio desiderio senza pensare alle conseguenze. Mentre in Andata e ritorno, si concretizza in un allucinato viaggio a Istanbul, dove il protagonista compie una sorta di passaggio all'inferno pur di riuscire a riconquistare la donna amata.
Nel racconto ritenuto migliore dalla Giuria, Araba, la sola ipotesi di una corresponsione del sentimento amoroso, cambia la prospettiva di visione del mondo da luogo di dolore a promessa di piaceri futuri: «Rue de Ménilmontant era bellissima, scendeva diritta verso il boulevard, piena di luci e di persone colorate». Pregio di Marco Vichi è il saper raccontare la parte più oscura dell'uomo senza pudori, mostrandosi nei pensieri meno confessabili, quasi andando oltre l'epidermide, scavando sino a scoprire i nervi di un essere umano ineluttabilmente mortale ma con un'aspirazione all'infinito che si esplicita nell'anelito d'amore.
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