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Blu indaco con Stanlio & Ollio


14 giugno - 13 luglio 2019 - Art Corner

Fabrizio Morosi,  e la capacità di rendere eterni Stanlio e Ollio

Un tempo "bocciolo d’artista", oggi stupendo fiore: il poliedrico Fabrizio Morosi.
Pistoiese ingegnoso educato sensibile e curioso, infermiere di Sala Operatoria all’Ospedale San Jacopo di Pistoia, Morosi ha il talento del disegno e la passione, infinita, per l’arte pittorica. Studente, anche se per pochi anni, dell’allora Scuola d’Arte, chiara impronta fumettistica derivante dalla frequentazione della Scuola di Comics e di Gianni Pacinotti alias Gipi, il suo maestro il suo punto di riferimento, si fa apprezzare per una pittura – tempera su tela e su cartone telato – che ha un fascino insito, un carisma naturale e prorompente. Temi moderni e contemporanei per i suoi primi lavori, da amante del cinema e della televisione, dei mezzi di comunicazione: dalla “poesia del muto” di Charlie Chaplin alla comicità travolgente di Stan Laurel e Oliver Hardy, gli irresistibili Stanlio e Ollio, sino a giungere all’intelligente e malinconica saga di Fantozzi.

Proprio in virtù della rilevante fantasia, l’evoluzione, la crescita, la maturazione: una pittura mai fotografica, ma di elaborazione personale, si è fatta più ricca, passando dalle tematiche fumettistiche agli argomenti dell’esistenza reale, sempre in movimento, in fieri in divenire un po’ come lui stesso. Tra l’ammirazione dichiarata, “gentilmente urlata”, com’è nelle corde di una persona discreta, per Rotella e qualche vaga influenza di Maccari, nessuna natura morta, nessun personaggio statico, ma storie tra passato (molto) e presente (poco): bimbi che si cimentano nei giochi di strada, quelli semplici ormai smarriti fra telefonini e computer, vecchi che si sfidano a carte, tra un bicchier di vino e una Madonna (quella sì, scarsamente artistica e blasfema). Generazioni antiche, ma ben presenti nella memoria del nostro. Il tutto variando l’utilizzo dei materiali, dal gesso ortopedico alla sabbia, dal cotone allo zucchero sino ai manifesti strappati, sapientemente incollati.

Tra le caratteristiche peculiari, il bianco e il nero, l’assenza del colore. Daltonico, ha saputo con sagacia trasformare un piccolo difetto in un grande pregio. Un bianco e nero garbato, ma netto, con una ricca gamma di sfumature.

In questa rassegna, Morosi espone i suoi lavori su Stanlio e Ollio. Ebbene, come ebbe modo di far notare il comico siciliano Franco Franchi, del duo Franco e Ciccio (Ingrassia, nda), “la comicità di Stanlio e Ollio è senza tempo, non trascina in uno spazio ben preciso, non incatena a una critica politica e sociale, non fa parteggiare per questo o quello, ma trasporta in un mondo di pura idealità, in un mondo di sogno, un mondo che non ti fa stupire se una casa crolla o un pianoforte si rompe, un mondo del tutto pacificato”.
Ecco, Morosi riesce a trasmetterci tutto questo: è di un’abilità più unica che rara. Se Stan esprimeva il bambino, il fanciullo, attraverso Oliver, maltrattandone l’atteggiamento da adulto sapientone, distruggendo tutti gli oggetti, gli ambienti, facendolo cadere, volare, rovesciandogli addosso torte, farina, calce, panche, sedie, ogni cosa che potesse svuotarlo da quella sua superiorità fittizia, Morosi riesce a farcelo osservare, capire, persino comprendere i motivi.

Non avvertiamo, e Morosi è esemplare a testimoniarlo, mai violenza o cattiveria in questo; al contrario la distruzione sprigiona comicità, allegria, perché è come una terapeutica razzia di tutte le incrostazioni che impediscono alla purezza dell’animo infantile di potersi esprimere.

Più di un critico ha sottolineato che Ollio spesso, quando Stanlio lo “bistratta”, guarda in camera, cosa rivoluzionaria per un attore dei primi del Novecento, quasi a voler cercare una comprensione dello spettatore, una sua complicità, per quello che Stanlio gli sta facendo.

Guardate bene le opere di Morosi, fermatevi qualche secondo in più: troverete anche questo, lo sguardo di Ollio, che cerca il conforto del pubblico. Fantastico.

Nessuno spettatore ha sentito questo sguardo come un compatimento per Ollio, perché nella dinamica inconscia avverte che lo rende puro come un bambino e perciò lo pacifica, lo immerge in una dimensione di eterna beatitudine. E Morosi ci riporta persino Stanlio e Ollio bimbi.
Occorre percettibilità e delicatezza d’artista.
Doti che Morosi ha e non smarrirà. Mai.
(Gianluca Barni)

 

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