Biblioteca San Giorgio, Pistoia


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Biblioteche lillipuziane

Breve viaggio nei libri di piccolo formato dal Cinquecento ad oggi

Mostra bibliografica a cura di Ilaria Rabatti

27 febbraio-27 marzo 2023 - Art-teche, Art box

Volantino Biblioteche lillipuziane
(pdf, 300 Kb)

 

Volantino Manuali Hoepli
(pdf, 300 Kb)

 

In ogni epoca storica è possibile trovare traccia di libri di piccole dimensioni. Manoscritti in forma di piccoli codici (i cosiddetti “libri da bisaccia”) esistevano anche prima dell’invenzione della stampa, anche se la loro diffusione non fu particolarmente significativa. Si deve però ad Aldo Manuzio il merito di aver precorso i tempi, inaugurando, già alla fine del Quattrocento, la sua collezione “tascabile” di classici stampati in ottavo. Ma sarà soprattutto nel Settecento che la produzione di esemplari di piccole dimensioni conoscerà una certa fortuna, raggiungendo risultati assai raffinati per la qualità dei caratteri e la bellezza delle legature. In questo secolo infatti, con l’intensificarsi dei viaggi, comincia la stampa dei libri portable, vere e proprie “biblioteche da viaggio”, irrinunciabile bagaglio per i nobili rampolli impegnati nel Grand Tour. Uno dei padri del piccolo formato sarà lo stampatore francese Hubert Cazin, i cui volumetti per l’eccellente fattura divennero oggetto di culto per i bibliofili.

Nel corso dell’Ottocento, grazie anche ai progressi della tecnica tipografica, si avrà un inedito sviluppo di edizioni di piccolo formato. A Londra, il libraio-editore William Pickering avviò la famosa Miniature Classics, utilizzando appositi caratteri microscopici (i diamond classics). Anche in Italia si registra un grande fiorire di collanine economiche di piccolo formato. Una vera e propria moda che andrà crescendo fino a tutto il primo dopoguerra e che da Napoli (Chiurazzi, Bideri, Pierro) a Roma (Voghera, Urbis), Firenze (Barbera, Le Monnier e Sansoni) e Milano (Facchi, Barion) frutterà un’ampia produzione di libri minuscoli. A Milano si colloca inoltre l'esperienza eccezionale di Ulrico Hoepli, il libraio-editore padre dei Manuali Hoepli, una collana divenuta leggendaria per l'editoria nazionale.

Dagli anni Quaranta del Novecento, specialmente per la grande editoria, il piccolo formato da fatto contingente - la penuria di carta dovuta alla guerra, che ha determinato, ad esempio, le dimensioni minitascabili della collana La zattera di Bompiani - è diventato una forma estetica, acquistando lo status di raffinata edizione strenna, da pubblicare magari in pochissime copie numerate fuori commercio. Nel secondo Novecento, il più singolare editore italiano a pubblicare in piccolo formato sarà Scheiwiller (Giovanni prima, poi il figlio Vanni) le cui eleganti edizioni finiranno - come scrive Enrico Falqui in Elogio del piccolo formato - con il “fare tipo”, cioè da modello a tante altre imitazioni e derivazioni.

Impossibile davvero dare conto dei tanti editori che si sono "misurati" con il piccolo formato. La mostra tenta di seguirne qualche traccia all’interno delle collezioni della Biblioteca Forteguerriana e San Giorgio di Pistoia, rendendo omaggio ad un’editoria minima, ma non minore, nata dall’entusiasmo e dalla passione dei suoi protagonisti: tipografi, librai, editori.

Percorso espositivo

 

 

 

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