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Anni luce

 

"Quello che voglio raccontare riguarda la storia di un viaggio al crepuscolo del secolo, una spedizione di vagabondi sulle strade d'Europa cui partecipai per esorcizzare la paura della vita adulta che bussava alle porte."

Andrea Pomella ci introduce in un'epoca, gli anni Novanta, di nichilismo, incertezza, oscurità, attraverso lo sguardo inquieto del protagonista ventenne, ben consapevole del divario che si instaura fra lui e i suoi coetanei. Una giovinezza, la sua, vissuta in solitudine ai margini della società, nel faticoso tentativo di elaborare traumi familiari e di estirpare le radici di una cupezza che irrimediabilmente ha infettato il suo modus vivendi. Tuttavia uno spiraglio di luce attraversa l'intero romanzo, fino ad invadere la scena : il grunge. Primo genere musicale fondato sul disturbo depressivo, il grunge diventa per il ragazzo e il suo amico Q. l'unico terreno disposto ad accogliere il dramma del loro disagio esistenziale. È la voce di Eddie Vedder, in particolar modo, a sovrapporsi a quella del protagonista, in un continuo duetto che fa da substrato alla vicenda.

"Non so immaginare la mia giovinezza senza Ten, Vs. e Vitalogy. Quei tre dischi mi hanno dato un'identità. Ero senza volto, immerso in una perenne zona d'ombra, che guardavo ai miei giorni passati e futuri con un ghigno velenoso. E poi improvvisamente ero di fronte a uno specchio, avevo un posto, mi riconoscevo in qualcosa."

Sulle note dei Pearl Jam, i due giovani partono per un viaggio senza meta definita, accompagnati solamente da bottiglie di whisky e ogni altra cosa possa fungere da palliativo alla realtà che li circonda.

"E allora arrivavo a comprendere quanto fosse spietato l'inganno in cui quel viaggio mi aveva attratto: darmi l'illusione di una vita libera, farmi sguazzare nell'acquario del mondo in un tempo strettamente definito, ponendomi al cospetto dell'autentica verità della vita. Salivamo e scendevamo dai treni. Non avevamo orari. Dormivamo e mangiavamo quando ne avevamo voglia. Godevamo degli spazi pubblici delle città. Mentre intorno a noi il resto del mondo rispondeva a una quantità sterminata di obblighi. Ma era solo questione di tempo. Quel tempo sarebbe arrivato anche per noi. Avere consapevolezza e diventare una ruota dentata del meccanismo."

Giunge, al termine del viaggio, il momento di salutare gli anni riottosi del grunge - “gli anni luce della mia vita” - e di entrare nell'età dei doveri. Passati venticinque anni dall'uscita di Ten, (“il treno che travolse la mia giovinezza”) il protagonista decide di scrivere un pezzo per commemorare la ricorrenza

"e bastò quello perché il treno passasse di nuovo sopra le mie rovine di ultraquarantenne, stavolta trascinandosi dietro un oceano di ricordi."

 Un romanzo di formazione che si legge tutto d'un fiato; la storia di un viaggio, non da intendersi come spostamento fisico, quanto come un addentrarsi nelle pieghe dell'animo di un giovane uomo in piena crisi esistenziale. Una lettura consigliabile per tutti, da quelli che hanno vissuto i loro vent'anni negli anni Novanta, a quelli che invece ne hanno venti oggi, o anche quindici magari. Perché, proprio come il grunge per i due protagonisti, "Anni luce" si fa specchio di quelle inquietudini, dei desideri e dei sogni infranti che oggi, come in ogni momento storico, si celano dietro lo sguardo silenzioso di un adolescente. Tuttavia, cito ancora Pomella, se “gli adolescenti di ogni epoca hanno finto di essere tristi; gli adolescenti dei primi anni Novanta lo hanno fatto un po' più di tutti gli altri.” Sono anni in cui, politicamente e socialmente, può essere difficile riconoscersi in qualcosa, in cui si avverte l'irrimediabile distanza con l'altro e, al senso di pena nei confronti di quegli illusi incapaci di accettare che la storia è andata avanti e le cose sono cambiate, si affianca con prepotenza sempre maggiore il netto rifiuto del sistema. Un rifiuto che si condensa in serate ad alto tasso di distruzione, come se niente meritasse di essere salvato. O forse qualcosa sì, la musica...

Greta Fantechi

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